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Slow news, per una dieta mediatica pių sana |
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Luca De Biase, Blog.debiase, 25.10.2011 |
Blog DeBiase |
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Peter Laufer ha avuto l'intuizione di portare più avanti l'idea di paragonare la dieta alimentare alla dieta mediatica, tirandone fuori una conclusione simile a quella di Slow food: abbiamo bisogno di recuperare un modo più sano di cibarci di informazioni quindi ci vogliono le Slow news. L'idea è buona perché attiva una serie di consapevolezze che abbiamo già assorbito sulla questione del cibo e le applica alla questione più sottile dell'informazione.
La quantità di rumore che viene dalla logica mediatica attuale è insana, dice Laufer. Concorderà qualcuno dei lettori di Ecologia dell'attenzione. L'approccio al sistema delle notizie con la metafora dell'ecosistema aiuta a riconoscere che alcuni modi di produzione delle notizie sono inquinanti e non fanno bene a chi le consuma, producendo disattenzione, perdita di fiducia, paura, incapacità di riconoscere una prospettiva, cinismo e orientamento a subire invece che a ribellarsi consapevolmente. La strategia della disattenzione è inquinante e politicamente orientata a favorire i potenti, contro l'innovazione.
Laufer parte da considerazioni molto simili. Le vede soprattutto dal punto di vista della sanità intellettuale personale. E propone un insieme di "ricette" per vivere meglio attraverso una migliore dieta mediatica.
Sottolinea da subito che all'elettronica va accompagnata la manualità. E che il bombardamento di notizie va attutito da momenti di silenzio. La sua tensione è verso un equilibrio più sano e meno passivo. Parte dalla definizione di "notizia" e si domanda che cosa non lo sia: suggerendo che quando i media propongono insistentemente un argomento, che però non sarà importante domani, non vale la pena di prestarci attenzione. Suggerisce di ascoltare opinioni diverse. E di cercare le fonti accurate, preferendole a quelle sensazionalistiche. Se le notizie non sono puro divertimento, vale la pena di impegnarsi a scegliere quelle che fanno bene e non quelle che si consumano in fretta. L'analogia con il fast food regge abbastanza, quindi meglio cibarsi di slow news.
I consigli di Laufer sono molto ragionevoli. Spegnere i canali all news quando si può. Leggere fonti diverse. Evitare i giornalisti con l'aggettivo (cioè quelli che raccontano tutto da un particolare punto di vista) e considerare i giornalisti come dei professionisti del filtro su ciò che è importante (quindi ogni tanto pagare per le notizie fatte bene...). Schivare i notiziari fatti solo per veicolare pubblicità.
E soprattutto farsi da mangiare ogni tanto, non andare sempre al ristorante in fretta e furia. Cioè imparare a fare informazione. Per stare meglio. E per contribuire alla comunità.
Semplici regole, quelle di Laufer. Ma intelligenti e ben proposte. Servono ad aiutare i cittadini che vogliano cessare di lasciarsi condurre passivamente dalla routine informativa, che spesso in realtà è un meccanismo manipolatorio, per diventare soggetti che coltivano una visione critica dei fatti per vivere meglio.
Per vivere meglio! Vorrei che Peter Laufer desse un'occhiata a Timu. Proponesse i suoi consigli. E partecipasse a quell'esperimento. Che nasce certamente da sensibilità molto simili alle sue. |
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