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Appunti di prigionia di uno "schiavo di Hitler"
Patrizia Perilli, Adn Kronos, 27.01.2007
www.adnkronos.com
Roma, 27 gen. - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Appunti sparsi, riflessioni, pensieri profondi, poesie e canti di dolore. Una sorta di diario che Alessandro Dietrich, uno ''schiavo di Hitler'', prigioniero nel campo di Wietzendorf tra il 1944 e il 1945 ha scritto con mezzi di fortuna, con matite e carta impossibili. Una volta tornato a casa poi li ha trascritti e conservati. Una memoria che sua moglie ha voluto rendere pubblica dopo la sua morte, avvenuta nel 1985. Oggi, quegli appunti sono raccolti nel libro ''Baracche. Appunti di prigionia 1944-1945'' pubblicato dall'editore Sironi.

Dietrich ha partecipato alla Seconda guerra mondiale. E' stato un tenente dei Bersaglieri in missione in Albania. Dopo l'8 settembre si trovava nel Nord Italia. Si rifiuto' di aderire alla Repubblica sociale andando incontro ad un processo rapido e senza via di scampo. Fu catturato a Cantu' e fu condannato a morte.

Eppure, grazie all'intercessione di un ufficiale di Salo', con cui aveva partecipato alla campagna dei Balcani, la sua condanna venne commutata nella deportazione in Germania. Quindi, fu trasferito in Germania per essere internato. Dal momento che era un ufficiale, non venne obbligato ai lavori forzati. Fu rinchiuso in una baracca e gli fu negato il cibo. Le sue condizioni di salute si fecero ben presto precarie, il suo peso scese a 38 chili. Fu proprio nel corso della sua detenzione che Dietrich comincio' ad annotare i particolari della sua esperienza descrivendo l'atmosfera orribile e dolorosa dalla quale fu risucchiato. Alla fine di due anni e mezzo di prigionia, riusci' a scappare e a tornare in Italia. Rientro' ad Albano Laziale, il suo paese d'origine e inizio' a lavorare presso il comune di Roma rimettendo mano anche alla sua memorie.

''Lui era stato tenente dei Bersaglieri - scrive nell'introduzione del libro il figlio Nanni Dietrich - Aveva poco piu' di venti anni nel 1939 e aveva fatto il corso Allievi Ufficiali a Pola, in Istria, era diventato sottotenente e allo scoppio della guerra era stato catapultato in Albania, a invadere l'Albania con tutto il Regio esercito italiano, nel tentativo misero e infruttuoso di conquistare quelle terre aspre''.

Affido' i suoi scritti alla moglie pregandola di conservarli evitando di pubblicarli. ''Te li regalo, sono tuoi - le spiega - ma tu non raccontare a nessuno cosa c'e' scritto. Perche' c'e' scritto di morte, di fame e di dolore''. Nel 1985, pero', Dietrich muore e la moglie si sente sciolta dalla promessa fatta al marito. Le memorie di Alessandro Dietrich sono una testimonianza di grande spessore con la quale rileggere una delle pagine del nostro passato piu' triste e discusso.
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