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Come morire tre volte per la congettura di Goldbach |
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Elena Canevari, Il Segnalibro, 01.09.2005 |
www.ilsegnalibro.it |
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“Dimostrare la congettura di Goldbach con ogni probabilità non servirà mai a niente. Ebbene, io me ne vanto. Perché è proprio questo che fa la bellezza di una simile impresa, il suo valore e la sua necessità” |
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Avere il destino scritto all’interno della propria data di nascita non è mai stato così vero come per Armand Duplessis: infatti nacque il 16 aprile 1964, che si può scrivere anche 16.4.64, e non solo 16x4=64, per cui è nato compiendo una moltiplicazione esatta, ma tale data è rappresentabile anche come potenze del numero 2, ovvero 24.22.26. Cosa avrebbe mai potuto fare “da grande” il nostro Armand? Ovviamente il matematico, soprattutto da quando, all’età di 16 anni (24 e non è un caso) viene a conoscenza di quello che sarà il motore della sua vita: la congettura di Goldbach. Tale congettura si enuncia semplicemente, in quanto afferma che ogni numero pari maggiore di 2 è la somma di due numeri primi, ma nonostante questa apparente semplicità nessuno è mai riuscito a dimostrarla da quando Goldbach la formulò nel 1742. Ecco, quindi, quale sarà il compito di Armand Duplessis: dimostrare la congettura di Goldbach.
Brillante studente di Matematica, Armand raggiunge importanti risultati durante i suoi primi anni di carriera universitaria, ma all’età di 32 anni (25!) decide che da quel momento in poi i suoi sforzi saranno indirizzati unicamente alla dimostrazione della congettura. Ma, se all’inizio amava i numeri e da questi era amato, ora sembra scivolare inesorabilmente verso un’ossessione: tutto ciò che lo circonda, famiglia, amici, vita sociale, si allontana sempre più; l’unica cosa che non lo abbandona mai sono i numeri e la congettura, al punto tale da perseguitarlo anche di notte con incubi nei quali è sempre ad un passo dalla tanto desiderata dimostrazione senza mai riuscire ad afferrarla.
Grazie ad un linguaggio semplice e diretto ed all’amara ironia che pervade il testo, facciamo la conoscenza di questo Don Chisciotte della matematica e ci poniamo anche noi le domande che sono passate nella mente di tutti quelli che hanno conosciuto Armand Duplessis: è possibile non riuscire a capire quando è il momento di dire basta? Ma è giusto dire basta? Armand ha sprecato tutta la sua vita alla ricerca di qualcosa che non esiste oppure ha dimostrato di avere la forza ed il coraggio di continuare nonostante i numerosi fallimenti?
In un qualche modo Armand è il nostro specchio: anche noi abbiamo le nostre fissazioni e manie, il nostro mondo privato in cui rifugiarci, anche noi incontriamo delle porte chiuse eppure non ci fermiamo: prima o poi anche noi raggiungeremo il nostro momento di gloria. Ed alla fine avremo anche imparato ad incassare i commenti degli altri, che da un posto sicuro osservano la nostra battaglia quotidiana e fanno previsioni sulla vittoria finale, così come fanno i colleghi di Armand al momento della sua terza morte, ma non avranno la risposta definitiva, in fondo “Non hanno ancora esaminato le sue carte. Chissà cosa ci troveranno?”. “...un miracolo?”.
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