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Francesco, il calcio e Pasolini: l'Italia di Garlini |
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Fulvio Panzeri, Avvenire, 13.11.2004 |
www.avvenire.it |
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Alberto Garlini è tra i più interessanti
narratori che siano
usciti dalla fucina creativa
della collana "Indicativo presente",
diretta dallo scrittore Giulio Mozzi per
Sironi editore. Il suo libro d’esordio,
Una timida santità, pubblicato due
anni fa ha ricevuto numerosi riconoscimenti
e consensi critici. Arriva ora
di nuovo in libreria con un romanzo
ben più ambizioso, anche come consistenza.
Consta infatti di quasi cinquecento
fittissime pagine che indagano
essenzialmente sul tema della
morte, intuita come sacrificio, ma anche
come metafora della società italiana
di questi ultimi trent’anni, quelli
che ci separano dall’omicidio di Pier
Paolo Pasolini, avvenuto la notte del
giorno dei morti del 1975. E Pasolini
è uno dei personaggi principali di Fùtbol
bailado, il romanzo di Garlini che,
in una struttura decisamente post-moderna
come impianto, sorretta da
una adeguata secchezza e linearità di
scrittura, fa agire sulla scena personaggi
famosi e figure anonime che
descrivono un metaforico itinerario
teso a mettere in scena l’emblematico
percorso della morte di valori nella
società italiana.
La struttura del libro è complessa, anche
se la lettura via via che si procede
diventa avvincente. È assai funzionale
la scelta di Garlini di intrecciare
i piani temporali. Sono comunque
piani temporali che ruotano intorno
ad alcuni anni cruciali e ad alcuni
episodi emblematici della storia
del costume italiano: la metà degli anni
Settanta, con l’assassinio di Pasolini,
la violenza dei gruppi estremistici
della destra, la già prefigurata perdita dell’identità contadina con il suo
patrimonio di valori e l’inizio degli
anni Ottanta, con la vicenda del calcio
scommesse, emblematico episodio
di corruzione che delinea già i
guasti provocati dal vuoto di valori e
un ulteriore livello di autodistruzione,
conseguente all’incontro - sacrificio
emblematico di Pasolini con la morte.
Del resto il romanzo ha come filo
conduttore il calcio, dalla partita che
dà l’avvio alla vicenda, giocata tra due
troupe cinematografiche, quella di
Pasolini e quella di Bernardo Bertolucci,
che stanno girando due film diversi
(Salò e Novecento) a pochi chilometri
l’uno dall’altro fino al processo
sul calcio scommesse, dove finisce
la folgorante carriera di Francesco Ferrari, una promessa del calcio
nazionale, proveniente da Parma,
uno dei personaggi chiave di questo
romanzo metafora, sull’Italia "dopata".
Garlini dimostra di conoscere profondamente
l’opera e la biografia di Pasolini
e ne usa gli elementi sostanziali
in modo personale, sostenuto da un
efficace tono elegiaco. E rilegge le
mosse dei suoi protagonisti in una
chiave di riferimento religioso, riflettendo
continuamente sullo "scandalo"
di Cristo e di San Francesco. |
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