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«L'elenco telefonico di Atlantide» di Tullio Avoledo
Michele Trecca, Gazzetta del Mezzogiorno, 09.02.2003
Vita magica da bancario
L'ha lavorato ai fianchi per 300 pagine, finché quello (non avendo più nulla da dire) è crollato al tappeto come un sacco vuoto. Tullio Avoledo, allora, il mondo d'ogni giorno l'ha pietosamente scavalcato e - dopo un ultimo saluto - con il proprio romanzo d'esordio sotto il braccio s'è avventurato a grandi passi oltre i suoi confini. Detta in un altro modo, L'elenco telefonico di Atlantide funziona come una navicella spaziale: il reale è il propellente per uscire dall'atmosfera, dopodiché il viaggio prosegue senza serbatoi nell'assenza di gravità della pura fantascienza che - dall'alto dei propri cieli sgombri da ogni perturbazione logica - vede la verità della condizione umana e ce ne parla con la chiarezza inquietante e inappellabile degli oracoli. Giulio Rovedo (che con il quarantacinquenne autore di Pordenone fa rima oltre che per il cognome anche per età, professione e residenza) lavora nell'ufficio legale della Cassa di Credito Cooperativo del Tagliamento e del Po (CCCTP), è sposato (con Natalie) e ha un figlio di quattro anni (Olivier). La sua vita fila liscia, nella media almeno del caldo grigiore collettivo, compresi: calo del desiderio e screzi con la moglie, apprensioni paterne, nostalgie giovanili (acutizzate e al tempo stesso esorcizzate dalla cena mensile con i vecchi amici), antipatie e scambio di piccole cattiverie con colleghi e condomini, jogging domenicale, stress professionale... A tenere vivo Giulio c'è, però, una puntigliosa ironia che lo porta a fare battute su tutto, anzi: contro tutti, finendo così per risultare più rompiscatole e burbero di quanto già non lo faccia sembrare (per esempio sul lavoro) la sua causidica intransigenza. La vena umoristica di Giulio (che riecheggia anche nelle voci degli altri personaggi diventando cifra del romanzo) è di fatto un anticorpo sempre attivo contro un costituzionale eccesso di fragilità e inquietudine esistenziale. I guai cominciano in concomitanza con l'acquisizione da parte della multinazionale Bancalleanza dell'istituto per il quale Giulio lavora: arrivano manager che sembrano tagliatori di teste, c'è il rischio di un trasferimento a Milano (dove verrà centralizzato l'ufficio legale), Natalie sospetta un tradimento e minaccia la rottura, il bambino si ammala, un amico si becca l'Aids... Tutto nel giro di qualche giorno. Sembra quasi che un demone maligno ci abbia messo lo zampino... ed in effetti, tornando da un colloquio di lavoro a Milano, un vecchio signore ebreo - sopravvissuto a un campo di concentramento - qualche giorno prima aveva fatto in treno a Giulio strani discorsi su certe divinità egizie... Al di là della semplificazione dei processi operativi, globalizzazione e sviluppo tecnologico rendono, in realtà, sempre più complicati e sfuggenti (alla comprensione comune) i meccanismi di governo del sistema aprendo, quindi, ampi varchi a un'interpretazione magica del reale: tanto più suggestiva quanto più essa restituisce centralità all'individuo in un'ipotetica battaglia campale tra Bene e Male. L'arte non tollera oscurità e vuoto (di responsabilità). Contro di esse, quindi, Tullio Avoledo ha scatenato tutta la propria potenza immaginifica costruendo in più di 500 pagine una storia dall'architettura sinfonica nella quale una pluralità di percorsi e una quantità sterminata di riferimenti culturali e di genere (da Milo De Angelis ed Erri De Luca fino agli universi paralleli e al Santo Graal passando per hacker, archeologi, tabulati bancari e cacciatori di nazisti...) confluiscono nell'immediatezza simbolica di una parabola sul nostro tempo. L'elenco telefonico di Atlantide è un Giano bifronte nel quale reale e fantastico si fondono in un nuovo e potente sincretismo mitologico.
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

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