«Non si può vivere tutta la vita in solitudine, rimbambiti dall'età, senza amici e senza affetti e senza figli, a guardarsi invecchiare allo specchio. C'è da rabbrividire al pensiero. Bisogna avere fiducia... Ci sono tanti schiavi felici»: così, nel 1838, annotava Charles Darwin, soppesando, da bravo scienziato, i pro e i contro del matrimonio. Rientrando dal viaggio intorno al mondo a bordo del Beagle, ormai giovane naturalista di fama, aveva deciso di cercarsi una moglie, «il più interessante degli animali vertebrati», come scriveva scherzosamente a un amico di Cambridge. Si guardò intorno per un po', finché, durante una cena londinese, si rese conto che l'oggetto dei suoi desideri era una ragazza che conosceva da sempre, la cugina Emma Wedgwood; seguì un breve fidanzamento, nell'assoluta gioia delle due famiglie (i Wedgwood e i Darwin erano variamente imparentati da generazioni) e un lungo e prolifico matrimonio da cui nacquero dieci figli. Di Emma restano alcuni ritratti e la fama di una donna dolce, timorata di Dio e innamorata dello sposo geniale. Per illuminare la sua vita, tipica di donne della borghesia víttoriana inglese, ma al tempo stesso non priva di sorprese, la naturalista Chiara Ceci ha scritto Emma Wedgwood Darwin. Ritratto di una vita, evoluzione di un'epoca (Sironi, pp. 235, euro 18): una dettagliata biografia che racconta come un romanzo la vita di questa signora nata ricca ma non viziata, capace di sostenere con coraggio intellettuale decisamente non comune il lavoro scientifico di Charles Darwin. Nata in una famiglia di industriali della ceramica (i servizi Wedgwood erano sulla tavola dei reali inglesi già da una generazione), Emma fu cresciuta in un clima liberale e affettuoso. Il padre e il nonno (che insieme al nonno di Darwin, un medico, aveva fondato un gruppo di intellettuali noto come Lunar Society) credevano nell'educazione femminile. A sedici anni la giovane aveva già visitato Parigi e l'Italia, nel più classico dei Gran Tour, e suonava il pianoforte con talento. I Wedgwood per tradizione si sposavano per amore. E così fece Emma, a 26 anni, quando si accorse di quanto il cugino Charles fosse interessante. Da quel momento non l'avrebbe mai lasciato solo, nella vita quotidiana ma anche nella avventura scientifica. Ipocondriaco e afflitto da malanni, Darwin passò anni elaborando L'Origine delle specie. Conscio della sua portata rivoluzionaria, e dell'opposizione che avrebbe ricevuto da parte dei «creazionisti», lo scienziato fu a lungo incerto sulla opportunità di rendere pubbliche le sue teorie. E fu proprio la religiosissima Emma, con la sua fede nell'Aldilà, a incoraggiarlo. Fiduciosa nonostante i lutti (tre figli morirono bambini), sopravvisse a Darwin continuando a vivere nella casa di Down. Insegnando agli ammiratori del marito quanto può essere gentile una rivoluzione. |