Aveva sempre rifiutato lo "stipendio" della Cei perché «Cristo è follia, amore, gratuità assoluta» e «i preti dovrebbero lavorare per mantenersi, come i primi cristiani». Don Luisito Bianchi, prete operaio, infermiere, benzinaio, traduttore, scrittore, poeta, se n'è andato in silenzio, come in silenzio aveva vissuto. Ieri i funerali all'abbazia di Viboldone, dov'era cappellano delle suore benedettine e tanti amici andavano a incontrarlo. Era una persona candida, un uomo di Dio, e un intellettuale autentico. Un consiglio di (ri) lettura: La messa dell'uomo disarmato (Sironi editore), il suo fluviale, autobiografico romanzo sulla Resistenza. |