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Un esordio di gran classe |
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Fabio Gambaro, KataWeb Libri, 24.02.2003 |
KataWeb Libri |
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"L'elenco telefonico di Atlantide" di Tullio Avoledo (titolo magnifico, per altro) è un'opera che - nonostante la mole e qualche lungaggine di troppo - si legge d'un fiato. Ma anche uno spaccato dell'Italia dei nostri giorni. |
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Quello di Tullio Avoledo (quarantacinquenne scrittore friulano) è un esordio fuori dal comune. Soprattutto sorprende l'abilità e la sicurezza con cui egli riesce a dominare una materia composita e sfuggente, che integra materiali molto diversi tra loro, riconducibili ora al più concreto realismo economico, ora a un universo di credenze irrazionali e misteriose. Mischiando e centrifugando nuove tecnologie e antichissime leggende, memorie dell'Olocausto e citazioni colte, drammi familiari e avventure da picari di provincia, riflessioni esistenzial-sentimentali e cacce al tesoro, torride scene di sesso e inserti da commedia all'italiana, egli propone un vasto e variopinto puzzle, che a poco a poco, dosando le sorprese e i colpi di scena, finisce per svelare al lettore un universo fatto di luci e ombre, dove i fantasmi del passato convivono con le bassezze del presente.
Quello di Avoledo è dunque un romanzo dai molti volti che però sono tenuti insieme da struttura unitaria ben calibrata che riesce ad imprimere un ritmo avvincente alla narrazione. "L'elenco telefonico di Atlantide" però, oltre ad essere una efficacissima macchina narrativa, è anche - e forse soprattutto - uno spaccato dell'Italia dei nostri giorni, con tutte le sue contraddizioni e le sue paure, i suoi egoismi e le sue meschinerie, le sue facili illusioni e la sua volgarità. Un paese, sembra dirci lo scrittore, a mezza strada tra arcaismi e modernità, tra facili credenze e assenza d'illusioni, un paese capace ancora di credere ai miracoli ma anche di far prova del più bieco cinismo, dove il più forte pensa sempre di vincerla sul più debole e il più furbo crede sempre di essere il più furbo di tutti. Insomma, un "bel paese" - in particolare quello del Nordest tante volte mitizzato - che Avoledo sa raccontare con ironia e precisione, anche perché - accanto alle modalità della narrativa di genere, dal noir al romanzo d'avventure, dalla fantascienza alla spy story - egli non esita a proporre alcuni riusciti spaccati di realtà, che raccontano dall'interno e senza alcuna pietà il mondo del terziario più o meno avanzato.
All'inizio, infatti, il romanzo parte come una banale storia di mobbing aziendale, di cui sembra fare le spese il protagonista del romanzo, Giulio Rovedo, il legale quarantenne - e sovrappeso - di una piccola banca del Nordest, da poco inglobata dalla ben più grande Bancalleanza. Oltre ai problemi sul posto di lavoro, Rovedo, che strada facendo rivelerà qualche imprevisto aspetto della sua personalità - deve però gestire una crisi matrimoniale strisciante e le difficili relazioni con un vicino eccentrico e rumoroso. Quando poi la banca subisce un curioso tentativo di ricatto informatico, la sua vita prenderà una china scivolosa, che lo trascinerà in una strana vicenda di minacce e tesori nascosti, di complotti machiavellici e forze misteriose. Si troverà così a fare i conti con una realtà quasi inverosimile, fatta di coincidenze sorprendenti e di clamorose sorprese. Una realtà che rischierà di fargli perdere la ragione. |
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