Vede, ascolta e commenta cose che noi umani non potremmo neanche immaginare. Avatar superdotati di protesi fare sesso su Second life, radioascoltatori che a Melog confessano peccati virtuali. Gianluca Nicoletti - tutti i giorni con Melog su Radio24 è uno sperimentatore di mondi paralleli. Stefano Moriggi è uno dei pochi filosofi che non demonizza la tecnologia, né si limita a fame una esegesi scolastica. Dallo loro corrispondenza liquida, via mail, Facebook, Skype, è nato un libro che ci dimostra Perché la tecnologia ci rende umani (pubbilcato da Sironi). Oggi viene presentato al Museo di Arte Sacra San Giovanni de` Fiorentini, a Roma, dove sono conservate molte reliquie sacre. Un luogo filologicamente corretto, visto che il libro di Moriggi e Nicoletti - restato in forma epistolare - muove dalle ossa riciclate per i santi sepolcri, come la tomba di Pietro, dalle sacre mummie, come Padre Pio da Petralcina, per arrivare alle bambole meccaniche e alle cam girl, ragazze che si mostrano desnude nei fugaci e spesso prezzolati spettacolini ripresi da videocamere collegate al computer. Il mondo di Moriggi & Nicoletti è un mix di sesso e spiritualità, comunicazione e solitudine. «Ormai è a tutti palese come il viso di Padre Pio - ci ricorda Nicoletti - sia stato praticamente ricostruito con una sofisticatissima maschera di silicone prodotta dalla Gems Studio, la stessa azienda che realizza simulacri umani iperrealisti del museo delle cere di Madame Tussauds a Londra. Il corpo, inoltre, è stato adagiato su un materassino high tech di plexiglas forato, rivestito dall`esterno di velluto, ma con dentro due contenitori in PVC ripieni di gel di silice per assicurare una costante regolazione dell`umidità della mummia. Nella teca, poi, è stato insufflato azoto per evitare reazioni ossidative». La vera novità, aggiunge Nicoletti, «è che milioni di persone chiamati dal megafono di TelePadre Pio continueranno a percorrere migliaia di chilometri per vedere una maschera di silicone dipinto che ha la stessa composizione e apparenza di un qualsiasi gadget da bancarella del sacro: portachiavi o immaginetta stampata su oggetti di uso comune». La cera, «quanto bruciava, anneriva le chiese e dava corpo alle iconografie sacre. Il silicone, invece, ferma il tempo per chiunque e non solo per i santi!». Molte donne sono fatte della stessa sostanza della salma del santo: silicone. C`è un rapporto frattale tra la salma vera (ha senso dire vera?) e propria (sicuramente è la salma di Padre Pio) e gli altri simulacri turistici: la salma è un gadget. Ecco perché «la tecnologia ci rende umani». Come se gli schermi, televisivi e informatici, potessero moltiplicare le ombre e i livelli di realtà, siamo di fronte all`evoluzione digitale del mito della Caverna. Quello di Moriggi e Nicoletti è viaggio filosofico, mitologico, che affronta la sospensione del tempo attraverso protesi e simulacri di oggi. Il silicone dà una seconda vita, fissa e immutabile, alla prima vita? Siamo di fronte ad una nuova mistica, un`estasi dei corpi? Cioè un corpo che è l`uscita da un altro corpo? «Alcuni apocalittici si strapperanno le vesti di fronte alle avvisaglie di un nuovo autunno della spiritualità», scrive Moriggi, mentre i «più integrati, invece, assisteranno distaccati o magari compiaciuti, alla vicissitudine di segni, simboli, valori e strumenti» con cui l`uomo testimonia la sua permanenza nel mondo. Nicoletti e Moriggi non demonizzano la tecnologia, anzi, se ne servono come di una nuova foresta di simboli, dentro cui addentrarsi per smarrirsi e ritrovarsi. Sempre uguali, sempre diversi, identici a quello che non si è più. «Chi muore si rivede! », scherza Moriggi, in merito alle reliquie digitali e all`arte stessa, nell`epoca della sua morte e, allo stesso tempo, riproducibilità tecnica. Si riproduce, da morta? Contro i luddisti della domenica, però, Moriggi e Nicoletti non strombazzano l`avvento di un era post-umana. Non sono così integralisti da abbracciare la tecnologica come palingenesi. Semmai, è una specie di evoluzione. Testimoniano, con i loro ragionamenti e le loro incursioni nei mondi paralleli spesso convergenti e divergenti, come solo in un piano non euclideo può succedere, come sia necessario ripensare alcune categorie come vero/falso, bene/male, naturale/artificiale, spirituale/materiale, umano/non umano. Chi siamo? Siamo e saremo sempre più, forse, «lavori in pelle», per dirla con il capitano Bryant, che in Blade Runner incarica l`agente Deckard (Flamson Ford) di eliminare i replicanti ribelli, chiamati appunto, spregiativamente, «lavori in pelle». Eppure questi replicanti, nella nostra vita futura, come nel film di Ridley Scott (e nel romanzo di Philip Dick), si confonderanno e contamineranno di sé, delle proprie emozioni, anche gli umani-umani. Anche se saremo pecore elettriche, sogneremo ancora. |