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Eutanasia della libertą di cura
Gilberto Corbellini, Il Sole 24 ore, 09.11.2008
Mario Riccio, il medico che aiutò Welby a morire, e Beppino Englaro, il padre di Eluana, raccontano le loro drammatiche esperienze. In gioco il diritto del malato di rifiutare trattamenti indesiderati.

Tra qualche tempo, non anni ma mesi, i casi Welby ed Englaro potrebbero diventare testimonianze storiche degli ultimi bagliori di una battaglia di civiltà dall'esito che al momento appare segnato. Infatti, i disegni di legge sulle direttive anticipate di trattamento, in discussione alla Commissione Sanità del Senato, che hanno più probabilità di trasformarsi in legge dello Stato, negano il diritto di rifiutare alcuni trattamenti terapeutici, in particolare l'idratazione e la nutrizione artificiali. Assai probabilmente, la legge lascerà anche alla discrezionalità dei medici se accogliere o meno le direttive redatte dai loro pazienti quando erano coscienti. Perché a quel punto sarà possibile, in Italia, continuare a rifiutare, se capaci di intendere e volere, qualunque intervento medico, quindi anche quelli necessari per impiantare l'alimentazione e l'idratazione artificiale. Ma una volta perduta la coscienza questo diritto personale sparirà. Come se sparisse la persona. Il che è comunque coerente con la dottrina di coloro che, in realtà, considerano persone soprattutto gli individui umani privi di coscienza. 

Ma perché fare una legge che nega un diritto costituzionalmente garantito? Ma è ovvio, per limitare l'autodeterminazione e la libertà di scelta, contro cui ogni giorno partono gli strali paternalistici e intolleranti dei politici e dei religiosi con un orientamento confessionale. E per impedire che possano ripetersi il caso Welby, o una sentenza della Cassazione come quella emanata nell'ottobre 2007 sul caso Englaro, che in alcuni ambienti è stata giudicata "eversiva". Il che è indicativo perché quel pronunciamento possiede una qualità filosofica e civile che ricorda la sentenza della Corte Suprema Usa sul caso Nancy Cruzan, che nel 1990 aprì in quel Paese la strada alla legislazione sulle direttive anticipate e al diritto di rifiutare l'alimentazione e idratazione forzate. 
I due libri di Beppino Englaro e Mario Riccio che raccontano le vicende di Eluana e Piergiorgio rimarranno utili anche qualora il diritto all'autodeterminazione nelle scelte di fine vita fosse cancellato, con soddisfazione di molti medici che potranno continuare a «staccare la spina» o far vegetare i pazienti secondo la loro cosiddetta «scienza e coscienza». A quel punto anche con la benedizione dei vescovi. I punti di vista di due coprotagonisti di queste storie rivestono un duplice interesse. In primo luogo è apprezzabile l'efficacia e la completezza dell'informazione fornita sulle varie tappe delle due diverse storie, una delle quali non si è ancora conclusa, nonché degli argomenti proposti a favore della libertà di scelta e del diritto di rifiutare un trattamento terapeutico. Entrambi i volumi possono servire addirittura da strumenti didattici, per l'esaustività della presentazione del problema generale. Ad accomunare i due libri è anche il modo in cui sono scritti, che trasmette un senso profondo di pudore e rispetto per le persone e la sofferenza. E uno straordinario rispetto per le idee degli altri. Una lezione, quest'ultima, che potrebbero imparare coloro che stanno cercando in tutti i modi di impedire a Beppino Englaro di mettere in atto la volontà di Eluana, quando era cosciente e padrona della sua vita. E che hanno accusato di omicidio o quant'altro Mario Riccio, solo perché ha avuto il coraggio di aiutare Welby a esercitare il diritto di autodeterminazione, e scegliere liberamente secondo i valori che per lui contavano. L'argomento di coloro che affermano l'indisponibilità della vita umana, e che per il momento si limitano a rendere impraticabile il rifiuto dell'alimentazione e idratazione artificiali per chi non è più cosciente, chiama in causa la dignità della persona. Ma che cosa è la dignità della persona? Ebbene, in filosofia morale e del diritto si trovano due significati di questa espressione. Da un lato, nella tradizione laica, la dignità umana è la fonte dei diritti umani e implica il diritto all'autodeterminazione. Così dice, per esempio, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti». La ragione per cui venne introdotto il concetto di dignità umana, che non c'era nella Dichiarazione del 1789, mirava a prevenire i crimini praticati dal nazismo. Significativamente, il Paese che aveva prodotto il nazismo, cioè la Germania, stabiliva all'articolo i, comma i della sua Costituzione del1949 che «La dignità umana è inviolabile». Tutte le Dichiarazioni internazionali di bioetica parlano di rispetto della dignità, dei diritti e della libertà dell'uomo, come precondizione perché la ricerca scientifica e la pratica medica siano eticamente accettabili. 
Tuttavia, la dignità umana è qualcosa di diverso nella tradizione del pensiero religioso cristiano, ma soprattutto cattolico. Indica il valore intrinseco di ogni vita umana fatta a immagine di Dio. In tal senso si tratta di qualcosa che trascende qualsiasi ordine sociale, non in quanto implica la libertà inviolabile della persona, bensì in quanto essenza metafisica indisponibile alla persona. In questo senso, viene usato come argomento per esprimere condanna verso qualsiasi scelta che esprima l'autodeterminazione o qualsiasi avanzamento tecnico che espande la libertà individuale. Paradossalmente, il richiamo alla dignità umana rende opache, ovvero come si dice oggi "non negoziabili", le motivazioni e i fini che istruiscono la regolamentazione delle scelte di inizio e fine vita. In tal senso, genera anche equivoci e confusioni nel dibattito pubblico. Perché il mio modo di vivere la dignità umana, o quelli di Eluana e suo padre e di Piergiorgio e Mario Riccio, devono essere discriminati? Qualcuno me lo riesce a spiegare? Forse che noi non siamo umani o dovremmo essere ricondotti sulla retta via? È abbastanza incredibile che la discriminazione etica e politica sulle questioni bioetiche in Italia sia oggi ispirata da quella stessa Chiesa Cattolica che invoca la libertà religiosa e il rispetto per i cristiani perseguitati nei Paesi dove prevalgono altre confessioni! E sorprende l'indifferenza di una religione che predica l'amore universale per le sofferenze, le diseguaglianze e i conflitti sociali che producono la discriminazione e la cancellazione di quei valori e diritti umani che sono il presupposto della convivenza civile.

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