Recentemente scomparso, Renzo Tomatis, oncologo di prestigio mondiale, ha svolto gran parte della sua attività all’estero, trasferendosi a Chicago prima e a Lione poi, dove ha diretto per molti anni l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità. All’attività scientifica lo specialista ha sempre affiancato quella di scrittore, pubblicando diversi romanzi, tutti ambientati nel mondo della ricerca medica.
Non si distacca dalle altre l’ultima opera, “L’ombra del dubbio”, una raccolta postuma di quattro racconti in cui tornano temi a lui cari: le influenze e le pressioni cui sono soggetti i ricercatori - da quelle politiche a quelle industriali -, le invidie e le rivalità tra colleghi, che condizionano spesso il giudizio e l’onestà intellettuale degli studiosi, inquinando la loro attività. E’ il caso del primo racconto, quello che dà il titolo al volume. Il protagonista, Hueper, un medico tedesco trasferitosi in America, vede bloccata la propria carriera e si vede tenuto a distanza da molti compagni di lavoro perché (siamo negli anni Sessanta) i suoi studi sui rischi provocati dall’amianto ne fanno una figura scomoda per l’industria, ben attenta a mettere a tacere i risultati che potrebbero causarle danni economici. E per sostenere le proprie tesi e screditare i risultati dello studioso tedesco, la lobby industriale non esita a servirsi proprio dei suoi colleghi, facendo leva sulla loro scarsa onestà intellettuale e sul loro desiderio di agiatezza e potere. Ma il volume parla anche dell’amicizia del narratore (nel quale si scorge lo stesso Tomatis) sia con i colleghi, quali il serbo Stano Vlassovic, esperto nella ricerca sui rischi prenatali, o Bernard, un medico che lascia l’ospedale per dedicarsi alla poesia; sia con italiani emigrati per necessità negli Stati Uniti, come Raimondo, prima minatore e poi tipografo. Qualsiasi sia l’argomento trattato, si avverte comunque, nel volume di Tomatis un costante velo di malinconia e una lieve nota di amarezza, che derivano dallo sguardo lucido con cui l’autore osserva il mondo della ricerca. Una realtà che si rivela spesso gretta, perché fatta di uomini che, in quanto tali, si lasciano trascinare da sentimenti meschini, che impediscono loro di tenere una condotta integra. Ma con occhio impietoso il medico-scrittore guarda anche a se stesso, rammaricandosi per quanto non detto o fatto nei confronti di amici e colleghi. Oltre, naturalmente, che per ‘l’ombra del dubbio’ che più volte lo ha attraversato, privando anche lui della tanto apprezzata integrità professionale. |