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Leggere per non dimenticare: Baracche |
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Grazia Casagrande, Wuz cultura e spettacolo, 27.02.2007 |
www.wuz.it |
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"Travaglio, freddo, fame, umiliazione: queste realtà, perché? ecco il vero problema. La dignità di ufficiale? Il dovere di soldato?! Vale di più la mia verità di uomo." |
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Dopo l’8 settembre, l’autore di questo diario di prigionia aveva rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e per questo era stato processato e condannato a morte. La pena fu tramutata in prigionia e venne deportato in Germania: prima Dachau, poi Wietzendorf.
Durante i due anni trascorsi in quell’inferno Dietrich, per non perdere del tutto la propria umanità, decide di scrivere appunti, frasi spezzate, riflessioni, pensieri frammentari con i mezzi di fortuna che ha a disposizione.
Riesce a sopravvivere e, quando torna a casa, riordina quel materiale e lo trascrive correggendolo dove era necessario e completandolo, sostenuto dai ricordi ancora molto vivi e freschi.
Quando si sposa, alla fine del 1949, alla giovane moglie regala tutta la sua memoria raccolta in quelle pagine scritte a mano e piene di dolore. Proprio per l’eccesso di sofferenza che quel manoscritto contiene, non vuole però che lei mostri ad altri quei fogli e la donna mantiene fede all’impegno.
Quando Alessandro Dietrich muore, nel 1985, la promessa è per la moglie come sciolta e, con amore e pazienza, si dedica a quel manoscritto: gli appunti sparsi vengono ripresi, riordinati e trascritti: oggi sono stati pubblicati da Sironi.
Pensieri di fame e di freddo, di litigi forsennati tra disperati che la situazione rende tra loro nemici: per sopravvivere si ruba, si odia, si picchia, si mente…
Ma esistono spiragli dell’anima che portano anche alla poesia e Dietrich annota alcuni versi che meglio di mille pagine descrittive evocano la situazione in cui è stato costretto a vivere, lui e milioni di altri esseri umani: “L’alba mi saluta così: in questo giorno non morirai./ Ieri è passato./ Domani è solo speranza./ Oggi vivi.” Ma paiono versi anche certe frasi, per l’intensità e l’emozione con cui sono state scritte: “Limpida è la prima stella che mi conforta quando guardo lontano da questa angusta finestra”. E ancora: “Sopra di me c’è tanta polvere: sono logoro come un vecchio cappotto: ho bruciato gli incensi ed ho ucciso: mani lorde di sangue e volto ingenuo di fanciullo. Chi sono?...”. |
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