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Tu lo conosci Joyce? No, ma scrivo lo stesso |
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Roberta Scorranese, Il Corriere della Sera, 13.09.2006 |
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Giuseppe Braga è uno che ce l’ha fatta: “Il mio libro sugli AA, aspiranti autori” |
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In libreria li riconosci subito: lenti, un po’ curvi, osservano attentamente i volumi, soppesando nomi, date, prefazioni e codici Isbn. Alle letture pubbliche sono quelli un po’ defilati, con l’aria rassegnata di chi ha imparato ad aspettare. Conoscono titoli improbabili, librerie strane. Perché in fondo, un AA, un aspirante autore, è come un innamorato: ciò che davvero vuole è alimentare baudrillardianamente un desiderio senza fine. E come per tutti i sogni, anche intorno a questo fiorisce un mercato: scuole di scrittura, corsi propedeutici alla frustrazione coordinata e continuativa, case editrici ad hoc. Bene.
È il momento di riderci sopra. Ci pensano le librerie Feltrinelli con Rimetterci le penne, tre incontri dedicati agli aspiranti scrittori. Tra farsa e smania, oggi comincia Giuseppe Braga, un AA milanese che alla sua condizione di emergente non emerso dedica un libro spassoso, edito da Sironi.
Ma tu lo conosci Joyce? (è una domanda, oltre che essere il titolo del libro). “Un po’, ho letto Gente di Dublino. Ma il titolo è una provocazione. Per dire che l’aspirante scrittore spesso si sente costretto a sapere, conoscere, approfondire. Insimma, una fatica.” Architetto (che vi aspettavate, un AA a tempo pieno?) di 39 anni, Braga decide di diventare un autore più o meno nove anni fa. Nel frattempo, di tutto: corsi, scuole, concorsi, conoscenze. “Una spirale da cui non esci più”, come dice lui. Ma tu lo conosci Joyce? È il diario di uno che ne ha viste di ogni: la compagna di corso che si sente Omero e non fa che leggere; l’AA pignolo che non accetterebbe critiche nemmeno da Henry James. “E che dire di quella volta – racconta Braga – quando venne Raul Montanari, lesse un mio racconto e disse che era nato un nuovo Kafka. Ora, uno si aspetta che quantomeno il suo racconto venga letto nell’evento di fine corso. Macché! E io che avevo invitato pure la mamma…”.
Nessuno storca il naso davanti alle naturali punte ingenue di un AA. “Sono persone che investono tempo, energia e denaro nella scrittura – dice Gianni Turchetta, docente di Letteratura italiana contemporanea alla Statale e, quindi, dall’altra parte della cattedra – e credo sia un valore forte”.
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