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La deprogettazione al servizio della verità |
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Ilaria Silvuni, Mania Magazine, 01.09.2006 |
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“ Caro scrittore, hai il privilegio di essere ascoltato: allora non ingannarmi e non cercare di scandalizzarmi a tutti i costi per far colpo su di me (…) ” |
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Davide Bregola osserva, ascolta. Seduto a un tavolino di una frazione pavese, tra la gente, nelle strade. E’ uno scrittore che ama dialogare ancora prima di scrivere. Un ricercatore attento e sensibile che analizza scientificamente gli scenari contemporanei alla stregua di un anatomopatologo. "La cultura enciclopedica dell'autodidatta" (CEDA) è un eccellente esempio del modo “bregoliano” di concepire la letteratura in chiave moderna. Alla sua base troviamo la ricerca della forza, fondamento di questo romanzo privo di sovrastrutture e sottoposto a peeling profondo: la forza per trovare la Verità. A Bregola non basta quello che ha. Neppure a Costa, il personaggio che vive tra le pagine di CEDA: i due offrono al lettore ogni cognizione della loro esperienza. Giovanni Costa non è un uomo qualunque, ma è l’uomo-tipo da laboratorio, il contemporaneo precario e insofferente. Bregola racconta il reale lasciando in alcune cartelline del suo PC il realismo: “Vi offro quello che so”; sta a voi, lettori, trovare la forza di scegliere tra varie Verità; e se questa esista o meno poco importa. Necessario è continuare a cercarla. Costa è un eroe assurdo, moderno Sisifo – come ama definirlo Bregola – impegnato in una vana testarda ricerca, nonostante veda continuamente rotolare a valle il suo enorme masso spinto a braccia fino alla cima. Ed è costretto a tornare a valle e a ricominciare la sua grande impresa. Dimostrerà un giorno di essere superiore al suo destino? Il lettore si ritrova così tra gli appunti del Grande Romanzo sulla Verità contenuto nel suo masso, tra filosofia e cronaca di vita reale. A volte leggendo si innervosisce, si irrigidisce non capendo l’opportunità che gli offre la lettura. Bregola rispolvera con intelligenza il sottile rapporto di sensualità che lega chi narra a chi legge. Usa il Costa e usa anche noi lettori distraendoci dalla nostra giornata “impegnata”. Ci ritroviamo con il semplice desiderio di scoprire l’autonomia all’interno del complesso meccanismo del nostro Secolo: “infinitamente piccolo, infinitamente grande, infinitamente complesso.” L’arte, in CEDA, scopre un nuovo modo di comunicare al lettore, un nuovo punto da cui osservare le possibili verità. Dove risiede la forza della scrittura? Dove trovare la potenza nella lettura? "La cultura enciclopedica dell'autodidatta" contiene qualche risposta tra le mille domande formulate dal Sisifo Costa. Ma s’incontra anche l’emozione, non solo la fredda catalogazione, e si assapora l’ironia e il disincanto. Dove? Non lo voglio svelare. |
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