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Rischi tecnologici: valutazione e responsabilità
Giuseppe O. Longo, Letture, 15.06.2006
La nostra società industriale non deve affrontare soltanto i pericoli naturali, ma anche quelli derivanti dallo sviluppo tecnoscientifico. Le catastrofi di Bhopal o della mucca pazza sono inedite rispetto ai terremoti e alle inondazioni. Le ripercussioni che queste tragedie di nuovo conio hanno sull’immaginario pubblico acuiscono il timore che il progresso possa distruggere il mondo. Allo stesso tempo l’enorme complessità del contesto sociopolitico ed economico in cui si inseriscono le innovazioni impedisce una valutazione precisa dei rischi dovuti alle attività umane. Questa valutazione, fino a qualche decennio fa monopolio esclusivo degli esperti, è via via passata a una pluralità di agenti sociali che vi introducono, accanto ai calcoli quantitivi, credenze, narrazioni e miti, dimostrando che i fenomeni complessi non possono essere appiattiti sul piano meramente razionale se non a patto di destare nel pubblico sospetti e ostilità nei confronti della scienza. Il libro (il cui titolo rimanda con amara ironia alla tragedia non bellica più devastante e insieme più emblematica di sempre) si sviluppa lungo due direttrici: da una parte la descrizione dei disastri (già avvenuti, come Seveso, oppure annunciati o temuti, come quelli legati agli OGM), dall’altra l’esposizione delle idee e delle immagini sociali che quei disastri hanno prodotto. Bene scritto e ben documentato, il volume illustra l’insorgere della consapevolezza della nostra ineludibile responsablità nei confronti di noi stessi, delle generazioni future e del mondo e, insieme, la necessità di affidare la gestione delle nuove tecnologie e dei rischi connessi alla società tutta, sottraendola alle tradizionali istanze autoritarie. E’ un’impostazione difficile e certo contraria alle spinte efficientistiche, ma forse non ci sono alternative.
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

L'universo accidentale
di Alan Lightman
Galápagos
"L'idea fondamentale. Intervista a Fabio Toscano" di Carlo Silini, Corriere Ticino
"Il cervello geniale che valeva per due" di Giulia Villoresi, Il Venerdì di Repubblica
"Come funzionava la testa di Leonardo" di Giovanni Caprara, Sette, Corriere della sera

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