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Il curriculum è il mio mestiere |
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Gian Paolo Serino, La Repubblica, 14.06.2006 |
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La dura esperienza di un precario in provincia nel romanzo del mantovano Davide BRegola |
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Giovanni Costa è un ragazzo di provincia: suo padre un pensionato Enel, sua madre casalinga, il fratello camionista. Una famiglia modesta che abita nel profondo Nord e che di quella terra mantiene vizi e virtù: valori che a Giovanni Costa stanno stretti. Da giovane Don Chisciotte dei nostri giorni lotta contro i valori della mediocrità che sembrano volerlo condannare ad una vita di eterno precariato. Un’esistenza co.co.co che lo impegna in mille lavori: da venditore di libri porta a porta a scrittore debuttante. Nel frattempo il sogno di scrivere il suo “Grande romanzo della verità” in cui riversare tutte quegli interrogativi esistenziali che di questi tempi, stretti dalla morsa di una recessione economica e morale, preferiamo dimenticare. Davide Bregola, giovane scrittore mantovano, ne “La cultura enciclopedica dell’autodidatta”, consegna al lettore un romanzo che lui stesso definisce di “autofiction”: attraverso l’uso di un’ironia davvero tagliente dietro il personaggio di Giovanni Costa, in una sorta di Zibaldone, ci racconta la propria storia. Una vita, si è detto, precaria, ma molto diversa da quelli di altri autori che in questo periodo hanno dato il via ad un vero e proprio boom di libri dedicati al precariato: da “Mi chiamo Roberta, ho quarant’anni e lavoro in un call center” di Aldo Nove (Einaudi) a “Mi spezzo ma non mi impiego” (Einaudi) sino a “Vita precaria e amore eterno” di Mario Desiati (Mondadori). Il romanzo di Bregola, infatti, è più che altro la testimonianza di chi vive un precariato esistenziale in un mondo che ha trasformato la realtà in fiction (che sia televisiva o letteraria). Quella di Bregola è una provocazione che non manca di centrare le assurdità e le contraddizioni di ciò che ci circonda. Non ci sono diktat, non ci sono indicazioni o soluzioni, ma il suo libro è una sorta di “Rivolta contro il mondo moderno”. E’ un viaggio negli ultimi 30 anni di storia italiana: di come la cultura sia diventata “coltura” e poi “cottura”: un esercito di colletti nemmeno bianchi la cui vita è incatenata nella produzione, quasi industriale, di curricula. Sottopagati, ma soprattutto sempre meno interessati alla “Verità”. Questo è il male di oggi e Bregola riesce a radiografarlo con rara maestria, con una scrittura raffinata ma, caso raro, accessibile a tutti. |
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