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E la mente è un neuro-noir |
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Armando Massarenti, Il Sole 24 ore, 14.05.2006 |
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La coscienza è un mistero e a molti, per ragioni più o meno ancestrali, farebbe piacere che restasse tale. Metafisici vecchio stampo, religiosi, umanisti antiscientisti non vedono di buon occhio le profanazioni messe in atto sistematicamente dalle neuroscienze negli ultimi anni. Damasio, Ramachandran, Edelman, Dennett – in libri che McEwan accoglierebbe nel canone della tradizione letteraria della scienza – ci hanno raccontato esperimenti sorprendenti che sembrano avvicinarci, con l'aiuto di ipotesi ingegnose ed esplorando i rapporti tra mente e cervello e tra ragioni e emozioni, alla soluzione dell'enigma.
Sono volumi che, per arguzia, accuratezza, stile, stanno ai vertici della saggistica di qualità (oltre che, non di rado, delle vendite). Ma c'è chi ha voluto spingersi ancora più in là, e della coscienza ha voluto fare un romanzo. Con Radiant cool. Lo strano caso della mente umana (in libreria dal 25 maggio per le edizioni Sironi) il filosofo americano Dan Lloyd ha inaugurato un nuovo genere: il neuro-noir. Un vero e proprio thriller con trama, personaggi, colpi di scena. Miranda Sharpe, una brillante dottoranda in filosofia trova morto nel suo studio il suo, in realtà poco amato, relatore. Cerca di capire cosa è successo. L'indagine si dipana intorno alla scomparsa del professore, ma anche intorno alle sue ricerchhe sul tema della coscienza che porteranno la giovane a imbattersi in una serie di situazioni e personaggi del tutto imprevisti. Tra cui, in qualche modo, lo stesso professore, o meglio, tracce della sua coscienza che dunque, non potrebbero non coincidere con il suo corpo (o con il suo cervello). La studentessa sarà costretta a cimentarsi con le reti neurali, la «neurofisiologia» di Francisco Varela, l'analisi multivariata, il brain imaging, software di ogni tipo e molte altre tecniche sofisticate. Così, sforzandosi di venire a capo di un crimine efferato, Miranda Sharpe finisce per trasformare la sua indagine in un'indagine scientifica che la porterà a scoprire una nuova teoria della coscienza umana.
Per Lloyd il romanzo è una forma espressiva più consona ai meccanismi della scoperta rispetto al trattato o al saggio scientifico. «I manuali universitari – spiega – sono soliti prima presentare le proprie conclusioni e solo poi mostrarne il percorso costitutivo. Ma il processo di scoperta di una nuova teoria – qualsiasi teoria, e quindi, a maggior ragione, una teoria della coscienza – si muove invece in direzione opposta. Come un detective alle prese col crimine, l'indagine procede al principio alla cieca, spostandosi a tentoni in mezzo a dubbi formulati a metà e nutrendosi di conversazioni occasionali, metafore fastidiose e rivelazioni deformate».
In realtà Radiant cool non è un libro, ma due. Il primo è il romanzo. Il secondo è un lungo saggio che esplora la letteratura scientifica usata nel testo letterario e corredato da una ricca bibliografia. In entrambi domina il gusto della precisione e del dettaglio. «I filosofi amano i loro esperimenti mentali, e io ho sempre pensato che i più credibili esperimenti mentali fossero quelli che esplorano i dettagli», spiega Lloyd. «In questo senso il più accurato esperimento mentale è un romanzo. Come in ogni esperimento mentale, il romanzo eredita il suo significato da una qualche intersezione tra il mondo fittizio e quello reale: determinare dove si sovrappongono (o si scontrano) questi due mondi è una componente essenziale della gioia della lettura». Radiant cool è anche un romanzo di formazione. Miranda, che comincia davvero a esistere nel momento in cui una certa parola è scritta in corsivo, ci invita a riconsiderare il significato del nostro esistere come una coscienza, anzi, come una storia. Ma non sperate che né il romanzo né il saggio vi svelino il mistero. |
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