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Maurizio Torchio, Tecnologie affettive, Sironi |
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Sandro Dell'Orco, Libri e riviste d'Italia, 15.03.2006 |
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Bimestrale di cultura editoriale e promozione della lettura.
A cura dell?istituto del libro |
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Gran bel libro. Che attesta la vitalità e il valore della narrativa italiana contemporanea e il particolare acume dell’editor della Sironi, Giulio Mozzi, non nuovo a queste graditissime scoperte. Parlo volutamente di libro e non come dovrei di sei racconti, per sottolineare in qualche modo la loro intima unità stilistica e tematica, il loro essere sei variazioni su un unico tema, quello dell’uso fatto dagli uomini della ratio, unico strumento di salvezza a loro disposizione. Ciò che Torchio vuole tracciare, come è testimoniato dalla ironica citazione platonica all’inizio del volume, è un bilancio (coi mezzi dell’arte letteraria) di come gli uomini hanno utilizzato, e in prospettiva utilizzeranno, il dono della sapienza tecnica dato ad essi da Prometeo. La valutazione è catastrofica: la ratio e la tecnologia, allo stato attuale e per quanto è prevedibile, sono utilizzate dagli uomini sempre più contro se stessi, cioè contro la propria autonomia, dignità ed emancipazione. E ciò non a causa di qualche diabolica proprietà della ratio, ma per la ferinità reciproca degli uomini, così come viene prodotta e riprodotta dalla società antagonistica. Belluini, rozzi e primitivi – al di là (e a causa) delle maschere sociali indossate - sono infatti tutti i personaggi dei racconti, che usano la tecnica e la ragione o per rimanere tali o per peggiorarsi, in una specie di compulsivo furore masochistico. Così, in Arrani, appare la miseria interiore del manager che ha fatto della ragione strumentale la ragione di tutta la sua vita; in Effervescente Paloschi, Al fiocco nero e Dune, la produzione della realtà virtuale e la tecnologia servono ai protagonisti per sopportare la realtà reale e per permanere (senza coscienza e vergogna) nel loro stato di illibertà e di minorità spirituale e istintuale; in Banda delle coccole e Emma, si vede infine che il male è così profondamente radicato nei protagonisti che anche i tentativi di ribellione e gli slanci verso la libertà ricadono fatalmente nella stessa logica che intendono contrastare.
Al di là del valore di verità – notevolissimo - si tratta di sei narrazioni tese, godibilissime, scritte con uno stile secco, rapido e vicino al “parlato” che coinvolge il lettore spiritualmente ed emotivamente. Non c’è ombra di giudizio morale, tutto viene rappresentato com’è. L’unico intervento dell’autore consiste in un onnipervadente, implacabile sarcasmo, che è poi ciò che, letterariamente, sostiene e dà forma al tutto.
Sandro Dell’Orco
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