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Intervista a Luisito Bianchi: il prete che volle farsi operaio |
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Luigi Preziosi, Stilos, 22.11.2005 |
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Racconto di straordinaria intensità emotiva e di bruciante sincerità, "Come un atomo sulla bilancia" accoglie in sé sia la memoria di un pensiero che ha percorso la storia della Chiesa fin dalle sue origini, sia l'auspicio per un futuro in cui la gratuità dell’annuncio di salvezza renda il dono credibile. La sua riedizione conferma intatto il vigore del richiamo a una radicale coerenza di comportamento con il messaggio evangelico, richiamo costante in un autore per il quale vita e opere hanno sempre costituito un nesso inscindibile, come anche l’intervista rilasciata a Stilos dimostra.
1) Mantenendo costante la sua vocazione sacerdotale, lei è stato via via operaio, insegnante, portantino in un ospedale, benzinaio, scrittore.... Quale posto occupa una vocazione letteraria all'interno di un'esistenza dalle esperienze così diverse?
Quando dico che non sono uno scrittore, non è una boutade. Ho sentito solo il bisogno di comunicare con uno dei mezzi che mi risultavano più maneggevoli, che divenne successivamente il dovere di trasmettere quanto avevo ricevuto. Se nello scrivere c'è un certo buon gusto, anche questo lo debbo ai miei insegnanti di ginnasio più ancora che di liceo. Penso che le parole abbiano la loro verità da rispettare come un omaggio alla Verità della Parola.
2) Qual è il significato di quel concetto di gratuità che attraversa, con diverse manifestazioni, le sue opere?
Potrebbe essere il gratis, che fa da perno alle due ante del ricevere e del dare: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10,8). Ho ricevuto l'evangelo gratuitamente, e lo trasmetto gratuitamente. Una gratuità molto piccola, terra - terra; però analoga a quella di Paolo.
3) E' possibile cogliere un'evoluzione del concetto di gratuità attraverso le sue opere, in cui essa, da comportamento approfondito nello studio della storia del cristianesimo ("Monologo partigiano sulla gratuità"), e praticato come elemento di autenticità nell'annuncio proprio del ministero sacerdotale ("Come un atomo sulla bilancia"), diviene virtù anche laica in "La messa dell'uomo disarmato", in cui si celebrano uomini che hanno ridato dignità e libertà al paese senza richiedere (e tanto meno ottenere) nulla in cambio del loro impegno civile?
Ero partito dalla povertà. Sulla mia immaginetta di prima Messa avevo scritto: "Luisito Bianchi, sacerdote...propter afflictionem humilium et gemitum pauperum (Salmo XI). Progressivamente, povertà prese il nome di gratuità. Povertà è un nome che varia di contenuto; gratuità, invece, rimane come Parola fatta carne. La decisione della fabbrica segnò il momento di passaggio, "Come un atomo" descrive l'ecclesialità vissuta in profondità, la necessità di essere chiesa gratuita per la credibilità del Gratuito. Di qui "Dialogo sulla gratuità" (mentre ero inserviente d'ospedale), alla ricerca della pietra fondamentale della vita: contiene già in nuce l'abbozzo di una storia della chiesa secondo l'angolazione della gratuità. Nel '75, finito il lavoro subordinato, inizio una riflessione sul senso della mia vita. Inutile dire che non avevo intenzione di scrivere un romanzo. Avendo avuto necessità di rileggere "Dialogo sulla gratuità" perché nel 2004 Gribaudi me lo chiese per una ripubblicazione, mi sono accorto con stupore che i temi del "romanzo" "La messa dell'uomo disarmato" (l'Avvenimento, parola che vi è racchiusa, credibilità, dono, "Corpus domini corpus hominis ecc.) erano gli stessi, in versione narrativa, del "Dialogo". Parallelamente, continuavo la ricerca sulla gratuità nella storia della Chiesa: quello che fu il risultato era pronto nel 1981, e aveva lo stesso titolo dell'attuale (2004) "Monologo partigiano sulla gratuità".
4) Ha potuto verificare negli anni che ci separano dal tempo in cui si svolge l'azione del suo libro uno sviluppo da Chiesa clericale a Chiesa - popolo di Dio, per citare le categorie da lei usate?
Oggi non vedo diversità, è sempre chiesa clericale, con tutte le conseguenze di potere e di ricerca del potere.
5) Qual è oggi l'attualità dell'esperienza dei preti - operai?
E' di aver portato a galla la memoria della gratuità, che fu di Paolo, e che fu sempre una tensione della Chiesa: avere una fonte di sostentamento che permetta la gratuità dell'annuncio. Non so se loro ne siano convinti. Per me era già così 35 anni fa, e così è oggi. Ma io non mi sono mai definito prete - operaio, e in "Come un atomo" ne dico le ragioni. Sono convinto che i "preti - operai" ebbero ed hanno questo significato ecclesiale. A loro insaputa, forse, e anche contro il loro stesso pensiero. Ma furono e sono una grazia, per l'utilità comune.
6) Predilezione per la vita monastica, manifesta sia in "La messa dell'uomo disarmato" che in "Come un atomo sulla bilancia", e svolgimento del ministero sacerdotale in totale immersione nella realtà quotidiana: sono davvero istanze conciliabili ?
Fin dai primi anni '50, quando divenni sacerdote, ebbi la grazia di conoscere ed amare una grande monaca la cui memoria fa parte della mia vita. Mi diceva: la vita monastica, caro, è semplicemente vita cristiana. L'essenza, non l'aspetto "sociologico"
7) Il suo libro si conclude con la constatazione, condivisa anche da Maurilio Guasco nella postfazione "L'evangelizzazione impossibile", che l'impossibilità dell'evangelizzazione, almeno in fabbrica, nasce anche dalla non gratuità dell'annuncio. Ma questa difficoltà nell'accoglienza da parte di larghi strati della società non può a sua volta dipendere dal fatto che i rapporti sociali siano irrimediabilmente inquinati da concezioni materialistiche e consumistiche, per cui soltanto un comportamento radicalmente alternativo può ancora impressionare le coscienze? In altri termini, la radicalità dell'annuncio senza contraccambio potrebbe essere in qualche modo necessitato dalla concezione dominante che tutto è negoziabile, che tutto ha un prezzo?
C'è una splendida realtà, oggi, che è quella del volontariato. Intendo non l'organizzazione che sul volontariato, ma chi risolve il problema economico come tutti, e poi fa "volontariato". L'annunciatore dell'evangelo sarebbe da meno di un "volontario"? Ma anche in una situazione ipotetica di tutti "volontari" la gratuità nel ministero sarebbe richiesta non per l'effetto più o meno sconvolgente ma perché è impensabile fare campagna antifumo con la sigaretta in bocca: annunciare il Gratuito dietro compenso. Certo, ci fosse un'enciclica sulla gratuità dell'annuncio, anche le colonne del Bernini ne resterebbero colpite.
8) Il privilegio accordato alla scelta di farsi operaio, al fine di garantire la gratuità dell'annuncio, piuttosto di scegliere altre attività come forme di sostentamento (scelte del resto possibili, come la sua stessa storia personale dimostra) deriva forse dall'enfatizzazione del movimento operaio imposta da una cultura marxista, se non predominante, certo assai forte negli anni Sessanta - Settanta?
Scelsi la fabbrica non penso per bruciare il granello d'incenso alla presenza "marxista". Cavalcavo discretamente la “thèologie du travail", ero stato sette anni assistente provinciale Acli e tre vice assistente nazionale a Roma. E non fu certamente dall'esterno che mi venne la spinta di richiedere al mio vescovo, dopo 10 anni, la possibilità di entrare in fabbrica, per un'"esigenza di onestà". E l'onestà è un fatto di coscienza, non di ideologia. Il Concilio aveva appena solennemente dichiarato che la coscienza è il santuario dell'incontro dell'uomo con Dio.
9) Quali possono essere le prospettive attuali, in un contesto culturale profondamente mutato?
Muta il contesto culturale, non c'è più la Montecatini, ma la necessità evangelica di Mt 10,8 rimane fissa, prima e dopo Costantino.
10) "Se credo questa mia chiesa clericale è perché la penso ancora aperta a questa ventata di follia che spazza via ogni compromesso col potere dell'uomo per scegliere quotidianamente la potenza dello Spirito che la guida": il dissidio interiore che ha tormentato la sua avventura in fabbrica trova comunque esito in una prospettiva di composizione futura. L'annuncio senza contraccambio allora, non è utopia, ma precorrimento di cieli nuovi e terre nuove, e dunque profezia?
Sì, l'utopia è già realizzata in questo Corpo di Dio, Parola fatta carne, efficace nel momento in cui è pronunciata. L'U - topia che diventa ed è in eterno (è giunta l'ora, ed è questa!) Charis - topia. Il monastero di "Gratuità fra cronaca e storia" (Morcelliana, 1982), si chiamava non a caso "Monastero di Santa Caristopia in Valle". L’annuncio senza contraccambio non è utopia, allora, ma nemmeno precorrimento e profezia di cieli nuovi e terre nuove. E' ora, nell’oggi, nel momento in cui si pronuncia la Parola che opera quello che significa, e cioè la salvezza.
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