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Don Luisito, prete in tuta blu |
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Francesca Amè, Il Cittadino di Lodi, 12.10.2005 |
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Il sacerdote racconta gli anni del lavoro in fabbrica |
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SAN GIULIANO. È una presenza familiare, per chi ama la quiete dell’abbazia di Viboldone, quella di
un prete anziano, dal sorriso
aperto e dal passo sicuro. Quel
prete è don Luisito Bianchi: a settimane alterne presta servizio in
parrocchia. Descriverlo non è facile: nato in provincia di Cremona, è uomo di cultura, conosce le
scritture, il francese e lo spagnolo (ha fatto il traduttore) ma è anche “uomo del fare”, uno che crede nella dignità del lavoro e che
per tutta la vita (oggi ha 78 anni)
ha saputo impegnarsi nei compiti più disparati tra cui operaio,
infermiere, persino benzinaio.
Don Luisito non ha mai accettato
un soldo per il suo operato di sacerdote: non uno stipendio per le
ore di religione, non un’offerta
per le messe. È uno che ha sempre dato “gratis” trovando poi,
con la fatica del sudore, il modo
di far quadrare il suo personale
bilancio. Ma donLuisito i lettori del «Cittadino» hanno imparato a conoscerlo è anche uomo di
penna. E di gran penna.
Il suo primo romanzo pubblicato
da una casa editrice “seria”, la
Sironi editore, è stato un incredibile caso editoriale nel 2003. Si
tratta de La messa dell’uomo disarmato, 800 pagine che hanno
appassionato critica e pubblico e
che anche nell’ultima apparizione pubblica nel Sudmilano lo
scorso aprile, nella biblioteca di
San Donato hanno riscosso tanto affetto.
Tra pochi giorni la Sironi darà
alle stampe una nuova opera di
don Luisito, un romanzo edito
già nel 1972 e dedicato agli anni
della fabbrica, una sorta di diario del sacerdote che fu operaio
alla Montecatini di Spintetta di
Marengo, in provincia di Alessandria, dal ‘68 al ‘71 con il consenso del proprio vescovo. Se La
messa ruotava tutta attorno all’idea della Resistenza storica e
trascendente in questo nuovo lavoro (dal titolo emblematico: Come un atomo sulla bilancia. Storia di tre anni di fabbrica, 288 pagine, 14.50 euro, in libreria dal 20
ottobre) don Luisito ricostruisce
dagli appunti che prendeva di nascosto il microcosmo della fabbrica degli anni settanta. Prete
operaio (ma in senso diverso da
quello che i Sessantottini intendevano) don Luisito ha voluto vivere «in campo aperto» e sulla
sua pelle il lavoro, lo stipendio, le
lotte sindacali. Solo il proprietario dell’azienda sapeva che era
un prete: «Non faccio teorie
scrive don Luisito ma racconto
semplicemente quello che è capitato a un prete, coi suoi limiti e la
sua sensibilità, cui il pensiero di
fare della sociologia, della teologia o della pastorale era tanto
lontano quanto quello di essere
lui stesso un sociologo o un teologo o un operatore pastorale».
Don Luisito è semplicemente se
stesso: chi scrive lo ha incontrato
l’ultima volta nei pressi di Viboldone il giorno delle nozze: per regalo, una citazione latina. Omnia
vincit amor. |
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