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A lezione di morale da un ex punk subalpino |
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Paolo Bianchi, Il Giornale, 15.07.2005 |
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All‘inizio dei vuoti e terribili anni ’80, gli “anni di plastica”, gruppi di ragazzi meno che ventenni si coagulavano, anche in Italia, intorno a una forma musicale rozza, violenta e rumorosa, il rock ‘n roll trasformato in punk e poi estremizzato in hardcore punk. Partendo da mode inglesi, andavano alla scoperte di forme originali, con testi in italiano, e le esportavano da Amsterdam a Berlino. Uno di quei ragazzi,Silvio Bernelli da Torino, ha rievocato quelle esperienze in un romanzo autobiografico che si legge tutto d‘un fiato, I ragazzi del mucchio (Sironi).
I gruppi di allora avevano nomi di battaglia come “Indigesti” o “Negazione”. Esprimevano però più vitalità che malessere, più voglia di sperimentare l‘esistenza che nichilismo anarchico. Rinunciavano alla droga, si buttavano con grinta all‘assalto dell‘età adulta. Bernelli, oggi quarantenne pacificato ma pur sempre irrequieto, pubblicherà a inizio settembre il suo secondo lavoro: Puro veleno (Sironi). E‘ la storia di un cinico giornalista torinese, titolare di una rubrica di stroncature cinematografiche, a cui una potente radio commerciale affida un programma di punta. Il nostro eroe ha tra le mani l‘occasione della sua vita. Ma proprio quando i giochi sembrano fatti, la moglie lo abbandona. Mentre la puntata d‘esordio si avvicina, e si attende con la benedizione di una famosa attrice di Hollywood, la situazione diventa convulsa e sfugge di mano.
Nulla è quello che sembra: i potenti saranno davvero potenti? O solo ciarlatani mascherati? Di chi potrà fidarsi il protagonista, in un mondo dominato da arroganza e servilismo? Satira dei mass-media, e allegoria di un‘italietta provinciale dedita alla truffa e all‘inganno, il romanzo ruota intorno alla solita, tragicomica mancanza d‘amore, e più in generale allo svuotamento di senso della vita. Lo sfondo è perciò una Torino sciolta nel languore delle fiere d‘agosto. L‘azione si svolge tra feste promozionali dove trionfano l‘inganno dell‘apparire, le false promesse e i veri conflitti. Il personaggio principale è inseguito dalla punizione per la propria superficialità e vanità. Il successo a portata di mano è la sua nemesi. L‘intento morale, forse anche moralista, del libro è chiaro fin dalle premesse. E ci sta benissimo, dopo decine di opere narrative che in questi anni hanno cercato di convincerci che il messaggio in fondo non era importante, che contavano solo l‘estetica fighetta, il minimalismo, il vezzo linguistico. Ben vengano a svegliarci le scazzottate e le scosse elettriche di un ex punk.
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