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Il romanzo impossibile, la sfida di Colombati
Ferruccio Parazzoli, Famiglia Cristiana, 12.05.2005
Avete mai letto un libro illeggibile? Può valere la pena leggerlo?
Se avete voglia di una lettura impegnativa, e stimolante, ecco il libro che fa al caso vostro: Perceber di Leonardo Colombati.
Avete mai letto un romanzo illeggibile? No? Adesso ne avete l’occasione. La sfida sta proprio qui: leggere Perceber è leggere un romanzo illeggibile. Perché? Che cosa significa illeggibile? Si tratta di un attributo positivo o negativo? Adesso che l’abbiamo fatta, dimentichiamoci la domanda: è vecchia, superata. Di buonsenso, non c’è dubbio, ma superata. Figurarsi che se la posero i primi lettori dell’Ulisse di Joyce, e in molti se la pongono ancora, anche se più tardi, molto più tardi, si capì che il libro era leggibile.

Il libro di Colombati, opera prima di lunga gestazione, allude a un universo immerso dietro la spicciola realtà quotidiana che, un tempo, sicuramente, dovette avere una forma quale ancora oggi traspare, ma irridente, sceccherata, irriferibile nella sua completezza se non, di volta in volta, nelle sue componenti, nonostante lo sforzo benemerito, pateticamente riordinante e riassuntivo della scheda editoriale. No, non c’è verso, la pozione va sorbita così come si trova sulla pagina. Non è detto che non ci possa piacere, sicuramente l’impressione è quella di discendere una scala che non si sa dove porti, ma non è detto che non sia un’esperienza da fare. Il mondo è rappresentazione, diceva Schopenhauer, e Colombati lo prende in parola, solo che la rappresentazione, una volta messa in scena, si sdoppia, si triplica, si distorce e modifica a ogni immagine, si deforma ghignosa rimandata da una batteria di specchi. Che nella struttura della rappresentazione, o sotto di essa, entri la Kabbalah, ovvero la tradizione mistica ebraica, e tutti i tricche-tracche esoterico-astrologici che l’autore è riuscito a pigiare tra le righe, non conta, non lasciamoci sviare.

Come avrete notato, non siamo ancora arrivati al classico riassunto di ogni recensione che si rispetti. È facile farlo seguendo le indicazioni editoriali: tre sono i personaggi, che il disgraziato caso di una gamba amputata da un tram fa ritrovare in una Roma estiva, intorno all’anno 2000. Ma già il fatto che uno dei tre personaggi abbia in mente un piano per riprodurre la città eterna in una mappa uno a uno, trasforma Roma in un corpo vivo, carnale e magico, un labirinto viscerale in cui i tre protagonisti "navigano" in dimensioni virtuali. E Perceber? È una città tardo-medievale i cui abitanti non smettono mai di parlare perché come noi, nelle nostre megalopoli, hanno paura del nulla: per cui, fin dall’anno della sua fondazione, sono banditi, oltre il silenzio, anche il bianco e lo zero. Così, come l’impossibile silenzio di Perceber, le pagine di Colombati sono zeppe.



Ferruccio Parazzoli
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

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