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Mare di Bering: Nastro 54 |
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David Frati, lettera.com, 15.01.2005 |
lettera.com |
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“Adesso immaginatevi che il sopra sia il sotto. Non stiamo guardando in alto. Stiamo guardando in basso, verso un abisso di stelle. Guardate”. E noi guardammo, cazzo.
Non si può certo dire che il secondo romanzo di Tullio Avoledo non sia di difficile collocazione, tanto è ibrido, spurio, articolato. Dopo il successo de L'elenco telefonico di Atlantide, pubblicato prima da Sironi e poi da Einaudi, l’autore friulano continua (pur con indubbi sintomi di crescita autoriale, senza nulla togliere al fascino della sua ottima opera prima) con il suo approccio del tutto peculiare, quello cioè di partire da vicende di borghesi piccoli piccoli per inserirli poi nel quadro di complotti planetari, svolte storiche, eventi di portata globale, non senza venature fantapolitiche o fantastiche. Stavolta il contrasto è ancora più cocente: se certe allusioni sparse qua e là (forse troppo rare, ché ci si riduce ad attenderle con la trepidazione degli assetati: perché tanta avarizia, tanto più che si tratta di vicende funzionali alla trama e non di semplici pennellate di sfondo?) sembrano collocarci in un futuro plumbeo, algido, pre-Blade runner (il ricorrere della parola ‘acciaio’, i regimi destrorsi, i notiziari catastrofici), viceversa il registro della storia del povero protagonista Mika è grottesco, a tratti addirittura comico. Immaginate un povero cristo intrappolato controvoglia tra malavita e gelosia con disavventure alla Buster Keaton, una commedia degli equivoci eterna e per questo immancabilmente divertente, e mettete il tutto in un contesto nel quale si parla di terrorismo, piani segreti, disastri. Aggiungete una dose media di erotismo, qualche sequenza violenta (entrambi stemperati dall’ironia), un pizzico (ma proprio un pizzico...) di estetica fanta-noir (una scelta stilistica che potrebbe essere fotografata prendendo in prestito questa frase che l’autore fa dire ad uno dei personaggi: “Io credo che la civiltà sia una patina molto sottile, come la doratura di un orologio da poco, che poi con l'acqua o semplicemente col tempo o alla prima grattata contro un muro va via e lascia vedere cosa c’è sotto: il grigio e il freddo dell’acciaio”) e otterrete un romanzo davvero originale, dal fascino bizzarro, che conferma il talento di Avoledo e lo certifica più che pronto al definitivo salto di qualità.
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