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Avoledo entra in fantapolitica |
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Messaggero Veneto, 23.12.2004 |
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Esce “Lo stato dell’Unione”, il suo terzo romanzo |
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Sarà in libreria dal 20 gennalo il nuovo romanzo di Tullio Avoledo, “ Lo stato dell'unione ” (384 pagine, 17,50 euro) edito da Sironi.
Dopo i successi di L'elenco telefonico di Atlentide e Mare di Bering , Tullio
Avoledo torna alla carica con questo romanzo che è insieme avventuroso, ironico e feroce.
La trama, in breve e per sommi capi: Alberto Mendini, pubblicitario cinquan-tenne un tempo sulla cresta dell'onda e oggi sull'orlo del fallimento, riceve una di quelle proposte che proprio non si possono rifiutare.
L'assessore alla Cultura della Regione gli chiede di organizzare, in cambio di un bel pacco di soldi, nientemeno che la campagna per l'Anno dell' identità celtica. Mendini è perplesso: di Celti, da quelle parti, per quello che lui ne sa, non se ne sono mai visti. E i soldi sono tanti, forse addirittura troppi...
La terza scorribanda narrativa di Tullio Avoledo si svolge in una Regione che non c'è ma potrebbe benissimo esserci. In un'Italia governata da un partito che si chiama "Italia in Marcia", e al cui interno si annida un'organizzazione separatista internazionale che punta al distacco del Nord Est e alla creazione di un nuovo Stato - razzista, fondato sulla "comune identità celtica"- che si colloca geograficamente a cavalcioni delle Alpi.
La storia, dal sapore politico così pepato da fare di questo romanzo un ironico, lucido e disperato pamphlet di assoluta attualità, è innervata da una felicità inventiva ancora superiore a quella esibita nell'Elenco telefonico di Atlantide.
Alberto Mendini si trova sballottato tra morti che parlano, esperimenti di psicofoni, astronauti americani esiliati in Italia, assessori deliranti, giovinette ipersessuali: tutto un circo di artisti del segreto complotto, dove quanto più un personaggio è folle tanto più siamo costretti a dire: «Si, lo conosciamo; è già tra noi».
Entrando di potenza in quel genere letterario che è il romanzo fantapolitico del presente, con Lo stato dell'unione Tullio Avoledo si propone come il narrato re che dice, oggi, in Italia, tutto quello che abbiamo sotto gli occhi, e che non si può dire.
Avoledo, insomma, è un autore che sta trovando una sua maturità non soltanto artistica, ma soprattutto sociale e politica, una maturità che gli fa assumere posizioni ben definite che non sono assolutamente dissimulabili con le finzioni letterarie, e che finiscono per coinvolgere profondamente il lettore facendolo riflettere ben al di là della pura trama del romanzo.
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