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Libri d'inverno, quando la fantapolitica accosta la realtà |
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| Paola Pioppi, CiaoComo.it, 20.01.2005 |
| CiaoComo.it |
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Da questa mattina in libreria l'ultimo romanzo di Tullio Avoledo: "Lo stato dell'unione". Un'amara analisi della contemporaneità dove la forzatura fantastica è il pretesto per raccontare il tempo presente. Metafora e analogia sono le impietose chiavi di lettura di ciò che, forse, non si può dire.
E’ un pubblicitario cinquantenne ad un passo dal fallimento il protagonista del nuovo romanzo di Tullio Avoledo, in libreria da oggi. Lo stato dell’unione (Sironi editore, pagg. 450, 17.50 euro) è il terzo lavoro di Avoledo, dopo L’elenco telefonico di Atlantide e Mare di Bering. Alberto Mendini, un tempo professionista di successo prima di ritrovarsi sull’orlo del tracollo, riceve una di quelle proposte irrinunciabile: l’assessore alla regionale cultura gli chiede di organizzare la campagna per l’" Anno dell’Identità Celtica ", ovviamente a fronte di un abbondante compenso. Mendini è perplesso: di Celti, da quelle parti, per quello che lui ne sa, non se ne sono mai visti, e i soldi prospettati forse sono addirittura troppi. La regione di cui racconta Avoledo non esiste, ma questo è poco più che un dettaglio: siamo in un paese governato da un partito che si chiama " Italia in Marcia ", e al cui interno si annida un’organizzazione separatista internazionale che punta al distacco del NordEst e alla creazione di un nuovo Stato razzista, e fondato sulla " comune identità celtica ". Mendini si trova sballottato tra morti che parlano, esperimenti di psicofonia, astronauti americani esiliati in Italia, assessori deliranti, giovinette ipersessuali. Con " Lo stato dell’unione " siamo nel pieno del romanzo fantapolitico del presente, genere ancora tutto da esplorare con il quale Avoledo racconta, dell’Italia, tutto quello che abbiamo sotto gli occhi, e che non si può dire.
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