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All'anima del calcio |
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Giovanni Choukadarian, Stilos, 02.11.2004 |
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Vuole il luogo comune che il calcio, sport nazionale, non abbia ispirato molti scrittori. I luoghi comuni sono in genere esatti o almeno utili; questo è impreciso e confonde le idee.
Soltanto negli ultimi anni, sono usciti ed escono a pioggia romanzi di argomento calcistico (i saggi non si contano neppure).
Questo “Cuore di cuoio” è esplicito nel libro e nella copertina: un ragazzo che palleggia di testa, ma sullo sfondo le gambe di una ragazza. Delle ragazze, più oltre: del pallone subito.
Argentina ambienta il suo fussbalroman a Taranto, nella stagione di serie B 1977-78. Grande annata per i pugliesi, che arrivano a un passo dalla promozione, per vedersela sfuggire a causa di un evento tragico, che occupa i capitoli per così dire mélo del libro.
In realtà, in “Cuore di cuoio” ci sono insieme i 3 requisiti che Italo Calvino esigeva da un dattiloscritto di autore ignoto o noto, quando lavorava da come editor all’Einaudi. Ci sono una lingua, una struttura e cose da vedere, per lo più nuove.
La lingua di Krol, soprannome della voce narrante (il ragazzino si chiama Camillo, ma lui arriva a presentarsi proprio come Ruud Krol) è un misto di gergo sportivo e dialetto tarantino piuttosto stretto. Ad Argentina non è sembrato necessario allegare un vocabolario, come fece per esempio Francesco Biamonti per “L’angelo di Avrigue”. E’ meglio così: quel che non si capisce dei dialoghi lo si immagina, e i dialoghi hanno la velocità di una sceneggiatura slapstick; peccato che non s’immagina nessun regista italiano adatto a filmarla.
La struttura è semplice, come si conviene d’altronde a un libro di circa 200 pagine. Krol gioca nelle giovanili del Taranto, così come i suoi compari. Fra loro è il più bravo, al punto che addirittura la Juventus finisce con l’interessarsi a lui. Si arriva addirittura al fatidico colloquio con Carletto Parola, all’epoca osservatore della Juve (dopo aver vinto 2 scudetti da allenatorie). Krol incontra anche Bonimba, cioè Boninsegna, che lo incoraggia sul suo futuro bianconero. Come finisce la storia è un segreto che il lettore deve scoprire, tanto bene è appunto strutturato.
Le cose nuove di questo libro sono tante. Il gruppo di adolescenti, in sé, non lo sembra per niente. Lo diventa se gli adolescenti stanno a Taranto, chiamano le ragazze con nomi di squadre straniere (Krol ha una bella storia d’amore con Twente, ma poi ci sono Dukla Praga e altre ancora). Gli stessi ragazzi hanno soprannomi improponibili, più fantasiosi ancora di quelli inventati da Marco Baliani per il suo “Nel regno di Acilia” ma questo ha senso in un mondo in cui “chi non conosce il dialetto, pur essendo di Taranto, è considerato ricchione”. Spitzm’l ‘n guerp, tanto per citarne uno, circoncide Sommergibile, con esiti dolorosi ed esilaranti.
Un evento o una ragazza incomparabili sono definiti “’a ‘uerra’; l’appellativo spetta spesso ad alcune madri dei ragazzi del gruppo e soprattutto alle mogli dei calciatori.
Giovane Philip Roth meridionale, Cosimo Argentina reinventa un mondo tutto esistito, anche nei grandi eventi: ma sa farlo a misura di 14-5enne, per cui Moro rapito nel ’78 è dapprima confuso con il forte libero dell’Ascoli Adelio Moro.
Questo è il terzo romanzo di Argentina e la tendenza è per un’ascesa in qualità e divertimento.
(C. Argentina, “Cuore di cuoio”, Sironi, Milano, 2004, pagg. 204, 13 euro)
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