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L'italiano che fece i conti per Einstein |
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Piero Bianucci, La Stampa - Tuttolibri, 30.10.2004 |
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La figura dimenticata
di Gregorio Ricci-Curbastro,
maestro di Levi-Civita,
che elaborò il «calcolo
differenziale assoluto»,
fondamentale per spiegare
la teoria della Relatività |
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IN quanto fisico teorico,
Albert Einstein non aveva
bisogno di un laboratorio.
Maanche lui faceva esperimenti:
mentali. Nel 1905 aveva
provato a domandarsi: come vedrei
il mondo se inseguissi un fotone,
cioè una particella di luce? Ne era
venuta fuori la Relatività Speciale,
che comprende la formula più famosa
e terribile, perché sta alla base
della bomba atomica: E = mc2,
energia uguale massa per la velocità
della luce elevata al quadrato.
Poi aveva incominciato a occuparsi
della forza di gravità. L’esperimento
mentale questa volta fu: che cosa
proverei se fossi chiuso in un ascensore
in caduta libera? Concluse che,
prima di toccare bruscamente il
piano terra, sarebbe stato senza
peso e non avrebbe provato nulla.
Risultato: vide lo spazio non più
«alla Newton» come un contenitore
temporale influenzato da massa
ed energia: i pianeti non girano
intorno al Sole legati da una magica
forza gravitazionale ma seguono la
curvatura dello spazio-tempo indotta
dalla massa solare. E’ la Relatività
Generale.
Nell’agosto del 1912 nei suoi
esperimenti mentali Einstein era
arrivato fin qui, macon la matematica
che aveva applicato la Relatività
Generale non funzionava. Geniale
nel proiettare i fenomeni fisici
sullo schermo del pensiero, non era
altrettanto abile nel costruirsi strumenti
matematici adeguati alla radicale
novità delle sue idee. Frustrato,
quasi disperato, chiese aiuto a
Grossmann, amico e collega al Politecnico
di Zurigo. Ne ricevette la
giusta imbeccata: non c’era bisogno
di inventare nuova matematica
per la Relatività Generale, ci
aveva già pensato Gregorio RicciCurbastro
elaborando il «calcolo
differenziale assoluto». Einstein se
ne impadronì e trovò che per la sua
teoria era come un guanto per la
mano. Ora tutto funzionava, tutto
era coerente.
Chi fosse Gregorio Ricci-Curbastro
ce lo racconta Fabio Toscano in
un libro che illumina uno dei passaggi
più importanti della fisica di tutti
i tempi e fa chiarezza sul debito
della Relatività verso la matemati-ca
italiana, un debito che peraltro
Einstein ha sempre riconosciuto e
che vede come creditore anche Tullio
Levi-Civita, l’allievo più brillante
di Ricci.
Nato a Lugo (Ravenna) il 12
gennaio 1853, Ricci-Curbastro, dopo
studi classici seguiti privatamente,
si iscrive a Matematica prima a
Roma, poi a Bologna, infine alla
Scuola Normale di Pisa. Una borsa
di studio lo porta a Monaco di
Baviera, esperienza importante perché
qui incontra Klein e l’ambiente
dei matematici tedeschi. A soli 27
anni è professore straordinario di
fisica matematica a Padova ma
diventa ordinario solo 12 anni più
tardi. Dopo essersi occupato di elettromagnetismo,
partendo da Gauss
e dalla geometria non euclidea di
Riemann, incomincia a sviluppare
quello che diventerà poi il calcolo
differenziale assoluto. All’inizio la
sua importanza non venne capita:
sembrava un modo più complicato
per arrivare a soluzioni già note.
Decisivo fu un saggio che ricapitolava
l’intera ricerca pubblicato nel
1897 sulla prestigiosa rivista tedesca
Mathematische Annalen, firmato
con Levi-Civita.
A mediare con Einstein la riscoperta
di quel lavoro, dopo Grossmann, sarà proprio Levi-Civita, in
un carteggio che vede il matematico
italiano prima critico verso la Relatività
Generale, poi sostenitore convinto.
Nel 1919 una eclisse totale di
Sole permette l’esperimento cruciale:
la massa del Sole devia davvero i
raggi delle stelle, o meglio i raggi
stellari seguono la curvatura dello
spazio intorno al Sole. Insieme con
la prova data dalla precessione del
perielio di Mercurio, già acquisita, è
la consacrazione della Relatività.
Ma il trionfo della teoria coincide
anche con un suo totale fraintendimento.
Sul Popolo d’Italia il 22
novembre 1921 Benito Mussolini
se ne appropria: «Il fascismo è nel
solco delle più grandi filosofie contemporanee,
quelle della relatività...
Niente è più relativistico della
mentalità e dell’attività fascista.»
Tempo quindici anni e il vento gira:
la Relatività diventa un prodotto
della sottocultura ebraica, un cumulo
di falsità che cerca di oscurare
la scienza ariana. Lo stesso
Levi-Civita - che finalmente nel
1936 a Princeton aveva incontrato
per la prima volta Einstein - è
colpito dalle leggi razziali e perde la
cattedra.
Oggi, chi in auto ha un navigatore
satellitare Gps, probabilmente
non sa che funziona perché i dati
vengono corretti secondo la Relatività.
E ancora meno saprà che
quelle correzioni discendono dal
calcolo differenziale assoluto di un
signore dai folti baffi bianchi, gentile,
timido, che per due volte con
quel lavoro aveva cercato di vincere
un premio nazionale di matematica. |
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