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L'osso della discordia |
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Sara Capogrossi Colognesi, Res online, 16.06.2004 |
Res online |
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DIFFICILE decidere in quale scaffale riporre un libro come quello di Deborah Cadbury che non è solo un testo scientifico e non è esattamente un romanzo. È il racconto di un'impresa scientifica, di ricerca e di scoperta. Agli albori della geologia, quando la paleontologia ancora non esisteva, quando i fossili portati alla luce dal fango della Lyme Bay e dagli altri siti di scavo venivano classificati come "seme" o "spirito" di animali generatisi spontaneamente dalle profondità del terreno. Prove di fede, ornamenti posti da Dio internamente alla Terra, «così come i fiori ne erano l'ornamento esterno». Ricercati disperatamente da chi poteva, rivendendoli, trarne il sostentamento per due o tre mesi. Scandagliati minuziosamente dai primi geologi/paleontologi, che vestiti in abiti scomodi ma eleganti si aggiravano in cerca dei preziosi reperti. Come per esempio William Buckland, dal 1813 professore di mineralogia a Oxford, che in una carrozza adibita al trasporto dell'insolito carico, con le tasche piene di sassi e con il cilindro in testa (pronto a essere gettato per indicare il luogo da controllare) si aggirava in cerca di "dinosauri".
Piccole cornici di vite dedicate alla ricerca, romanzi brevi di un'autrice già riconosciuta, esperta in storia della scienza, che ci riporta al tempo in cui Napoleone imperversava in Europa, quando i vecchi "verteberries" furono ribattezzati con il nome più descrittivo di "proteosauri". Animali che venivano prima dei sauri, delle lucertole. Simili a coccodrilli e a pesci, con un pizzico di "uccellinità". Quando collaborazioni anglo-francesi permettevano finalmente ricostruzioni anatomiche accurate di fossili sconosciuti, dalle sembianze ambigue. Certo, ci ricorda Cadbury, la vita non era facile per questi pionieri della geologia, i cui risultati erano difficili da accettare per gli stessi scienziati, ancora troppo legati a una visione del mondo fedele alle sacre scritture: «È mai stata la parola di Dio abbassata così deplorevolmente ai piedi di una scienza neonata e ancora acerba?».
Ma l'interesse cresce, le scoperte sul campo si intrecciano con le teorie rivoluzionarie di Lamarck e degli altri evoluzionisti. Il lettore viene coinvolto in un crescendo di intrighi e macchinazioni, che sembrano romanzate e invece sono vere, comprovate dalle indagini accurate compiute dall'autrice. Contrasti che esistono quasi sempre nella storia di una scoperta scientifica, ma che spesso vengono poi taciuti. Tra nomi più o meno conosciuti di uomini e donne della geologia e della paleontologia (ma anche della biologia) si arriva all'epilogo, in cui Cadbury ci suggerisce i luoghi dove poter ancora osservare i fossili esumati dai primi pionieri, anche quello che sfamò la famiglia Anning per qualche tempo e "che suscitò il primo interesse per quegli animali improbabili provenienti da "mondi precedenti" e sepolti nelle scogliere dell'Inghilterra". Li possiamo osservare, nelle numerosissime immagini che costellano le pagine di Cacciatori di dinosauri; possiamo esaminare i fossili, ma anche i loro scopritori: ritratti, scene di cui sono protagonisti, vignette e caricature. Sono più di trenta le pagine dedicate alle note e alle fonti che insieme alle letture consigliate concludono il volume, tra pochi giorni (17 giugno) in libreria.
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