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Paesaggi d'oggi, microcosmi di villette
Fulvio Panzeri, Avvenire, 20.05.2004
www.avvenire.it
Un genere letterario proprio del passato, il racconto di viaggio, è ripreso con una inconsueta unione di scritti a quattro mani di Giulio Mozzi e Dario Voltolini
È un libro assai affascinante questo che ci propongono Giulio Mozzi e Dario Voltolini, parte di un lavoro collettivo che non vede gli scrittori lavorare a quattro mani, ma condividere un progetto comune: quello di una scrittura orientata sui luoghi e su quell'entità del paesaggio italiano che è in sé è una parola astratta, ma che attraverso queste scritture diventa realissimo, colto nei suoi microcosmi più inusuali, per lo più collocati al Nord e al Centro Italia. Troviamo lo straordinario Delta del Po, «a passeggio sull'argine, vedendo due piani differenti - uno d'acqua, l'altro di terra - risentendo l'eco perenne della minaccia d'invasione». E ancora le polaroid che accompagnano una decifrazione dello spazio di Monfalcone o un giro a Lignano alla ricerca delle "villette invisibili", perché «vagando per Lignano Pineta è quasi inevitabile mettersi a fare il catalogo delle villette: ce n'è di tutti i tipi».
In Emilia Romagna c'è un giro per descrivere edifici incongrui. In Toscana ci si sofferma sul territorio di Carmignano e dintorni. È Dario Voltolini a raccontarcelo: «Avevo di fronte luoghi dall'articolazione incredibile: paesaggi, insediamenti, arte, architettura, manufatti, luoghi nascosti, luoghi esposti altrettanto nascosti...». Mozzi invece scrive un trattatello su un "luogo mobile" qual è il treno, perché «quando si è a bordo di un treno, o anche in una stazione... E in questo luogo separato, provvisorio, avvengono cose che nei luoghi fissi... non avvengono».
La singolarità di questo libro sta nell'ottica descrittriva che permette allo scrittore di partecipare del "luogo" attraverso la mobilità finissima di uno sguardo, riprodotto dalla scrittura, come se si trattasse di una ripresa fatta con l'obiettivo. L'apparente statiticità della descrizione, genere letterario che emerge da questo progetto, viene destrutturata, proprio dalla scelta di aderire totalmente al genere. Così l'immobilità del paesaggio descritto, il suo estremo realismo, viene corrosa dalla mobilità del pensiero, restituendoci un innovativo "viaggio in Italia", genere ben presente nella letteratura italiana, soprattutto tra gli anni cinquanta e sessanta. Giulio Mozzi si avvale della collaborazione stretta dei suoi amici fotografi, in primis Guido Guidi che firma anche la fotografia di copertina; Voltolini si affida alla sola scrittura che rimanda ad un taglio fotografico. Un'ultima annotazione: il libro raccoglie scritti nati in occasioni diverse e spesso scritti su commissione. Riuniti, in questo progetto, sorprende la loro unità e la corresponsione che creano, nel mettere in luce i bagliori di un'Italia colta nel suo momento di verità, che rende onore all'anomino e al consueto delle case, delle stazioni ferroviarie, dei campi di cipolle, dei viottoli sterrati.
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