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Don Luisito: prete, operaio e narratore |
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Lino Balza, il Piccolo di Alessandria, 24.10.2003 |
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Lavorò alla Montecatini. Le testimonianze |
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ALESSANDRIA – E’ stato per qualche anno nostro concittadino, un personaggio unico, un caso letterario. Proprio Alessandria rappresentò una tappa fondamentale nella vita di don Luisito Bianchi, oggi definito dalla critica “una rivelazione non solo come teologo scomodo o come sacerdote inquieto, ma anche come narratore” e paragonato a Rosetta Loy e Pupi Avati. Il suo romanzo "La messa dell'uomo disarmato", che esce ora da Sironi (860 pagine, 19 euro), infatti guadagna "terze pagine" nazionali del tenore: "E’ un capolavoro, sì un capolavoro complesso e multiforme, che affronta la Resistenza sia nella sua accezione storica sia in senso civile e filosofico".
Per gli alessandrini non è (non dovrebbe essere) una scoperta né come scrittore, né come uomo, né come prete. Prima di approdare, quarantenne, nel febbraio '68 alla Montecatini Edison di Spinetta Marengo, don Luisito non si sente a suo agio nel ruolo di prete come viene inteso dalla Chiesa. Neppure gli anni trascorsi dopo il seminario e la laurea (sui contadini della Val Padania) come vice presidente alle Acli di Roma, lo hanno rasserenato: "Riflettevo su una Chiesa come fonte di denaro e potere: io non volevo essere pagato in quanto sacerdote, perché l'annuncio del gratuito deve essere fatto gratuitamente". Così fu prete operaio, turnista al reparto Titanio della Montecatini.
"Lavoravamo nello stesso reparto, addirittura nello stesso turno" dice Salvatore Del Rio, in seguito segretario generale della Camera del lavoro. "Una persona riservata che non lasciava trapelare il suo travaglio interiore. Benché io tentassi con lui il proselitismo sindacale, non mostrava impegno o interesse politico e sociale”.
Giovanni Carpenè, prete operaio e funzionario della Cgil da sempre impegnato nel sociale, ricorda: "Eravamo entrambi assistiti dal vescovo Almici. Lo accompagnai io stesso presentandolo al direttore della Montecatini. Abbiamo vissuto tre anni nella stessa casa in via Volturno. Si divideva fra i turni e il padre ammalato a Cremona. Da allora ci siamo sempre mantenuti in contatto. Ogni tanto mi manda un libro. Apprendo e sono contento del suo successo odierno”.
Di questa esperienza spinettese, la svolta della sua vita, don Bianchi fornisce testimonianza in un libro scritto di getto in due mesi, "a testa bassa" come ha sottolineato con modestia in "Come un atomo sulla bilancia. Storia di tre anni di fabbrica", edito nel '72 da Morcelliana.
Nel volume Bianchi non cita esplicitamente la Montecatini: “La fabbrica – precisa in una nota della presentazione – è situata in qualche parte del Nord, la sua ubicazione precisa e la sua denominazione non interessano per il racconto, non foss’altro perché la nebbia dei gas e la cortina del fumo l’hanno sempre protetta dalla curiosità della gente che abitualmente legge dei libri. E poi, non vorrei essere proprio io a farle propaganda, tanto più che i prodotti che se ne escono si impongono da se stessi sui mercati internazionali, per quella straordinaria invenzione del liberismo economico che si chiama regime di monopolio."
A partire da quella prima busta paga della Montecatini Edison di Spinetta Marengo, don Luisito Bianchi non percepirà più un centesimo come prete. Farà poi, per vivere, il benzinaio, l'inserviente in ospedale, l'infermiere, il traduttore. Oggi, a 76 anni, è cappellano all'Abbazia di Viboldone nel Milanese. E continua a scrivere molti libri. "La messa dell'uomo disarmato" uscì nell'89 in una edizione semiclandestina: 1.500 pagine rifiutate da alcuni editori cattolici. Riscritto, solo ora ha conosciuto il successo
Entrambi i romanzi sono nati “dal desiderio di dare un senso alla mia vita, storie che ho vissuto come avventure interiori", narrati con stili differenti, ma con stesso sentimento. Cristiano, suo padre, gli disse: "Se proprio vuoi fare il prete, almeno fallo giusto".
L'opera di don Luisito non è solo un prezioso patrimonio della storia operaia locale, ma si contraddistingue per le qualità di romanziere dell'autore, che racconta senza complicazioni teologiche o sociologiche. Semplicemente e splendidamente, Bianchi racconta la vita in fabbrica, l'amicizia, l'amore per il prossimo. Con passione religiosa, poesia, ironia.
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