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Destra paleolitica vs. sinistra darwiniana
Sara Capogrossi Colognesi, Resonline, 20.11.2003
Resonline.it
Intervista con John Skoyles di Sara Capogrossi Colognesi
Le origini genetiche umane determinano il nostro futuro o lasciano aperte possibilità sfruttate dalla mente? Due schieramenti a confronto.
LAUREATO ALLA London School of Economics, dopo una post-laurea allo University College di Londra, John Skoyles è un ricercatore interessato all'evoluzione dell'intelligenza umana alla luce delle ultime scoperte sul cervello. Dalla vasta cultura e conoscenza, è autore di saggi e articoli sull'alfabeto e le origini dell'Occidente, l'autismo, su Karl Popper, sull'arte greca ancora molti altri, che denotano la sua grande poliedricità. Lo abbiamo intervistato in occasione dell'uscita in Italia del suo libro, scritto insieme a Dorion Sagan, Il drago nello specchio (Sironi editore, 2003).

Nel vostro libro Il drago nello specchio parlate dell'uomo, dicendo che ognuno di noi è la storia dalla formazione della Terra e l'origine della vita. Ma qual è la relazione tra noi qui, ora, e questa storia più ampia che riguarda tutte le cose?
Si tende a percepire la scienza come un qualcosa che avviene soltanto nei laboratori, nella testa degli scienziati, o su un documentario televisivo. Ma essa non è al di fuori di noi, quel che è stato scoperto sull'universo sono fatti che riguardano me e voi, qui e ora. L'aria che respirate è composta di atomi che sono nati nelle stelle che bruciarono ed esplosero prima della nascita del nostro sole. La nostra mandibola è un'invenzione che è stata creata geneticamente dopo che l'evoluzione ha prima rimodellato la branchia di un pesce primitivo in qualcosa che desse forza alla sua bocca.

Come avete affrontato questo tema nella vostra opera?
Noi come individui possiamo essere la più piccola parte dell'universo, ma la nostra esistenza è comunque straordinaria. Al di là della nostra conoscenza, potrebbero esistere intelligenze extraterrestri, ma noi e la nostra coscienza potremmo anche essere il risultato di un fenomeno eccezionale. Non è sbalorditivo che respiriamo fossili nucleari - gli atomi di ossigeno e nitrogeno - bruciati dall'idrogeno in un'antica stella esplosa in tempi remoti?

Noi siamo l'unica specie che vive in modo diverso rispetto alle origini. Cosa ci ha fornito l'opportunità di compiere un cambiamento così grande?
La maggior parte degli studiosi scommettono che l'evoluzione umana si è innovata profondamente quando comparvero gli uomini moderni come noi, 120 mila anni fa. Naturalmente si sono verificate novità evolutive, ma forse furono gli stessi individui a creare le circostanze che realizzarono i cambiamenti radicali che hanno fatto di noi quello che siamo oggi.

Quali sono le ragioni di questo cambiamento?
Ci andrei piano a spiegare tutto in termini di geni. L'uomo ha trovato il modo di liberarsi per fare cose completamente nuove con il corpo e la mente. Non esiste un gene per leggere: nessuna evoluzione ha selezionato i nostri cervelli per questa capacità. In qualche modo gli umani hanno capito come modificare i cervelli e i geni, evolutisi verso capacità completamente differenti. Un'altra parte della storia, meno facile da apprezzare, è il fatto che ci fosse un numero di lettori sufficiente da sostenere la necessità di scrivere, tanto da spingere la gente a prendersi la seccatura di imparare a leggere. In qualche modo le due cose dovevano nascere insieme.

La relazione tra la fissità dello sviluppo del cervello e la flessibilità è una delle questioni più profonde delle neuroscienze. Siamo veramente nati con i nostri cervelli?
La potenzialità per essere quelli stessi che guardiamo nello specchio è nata con i nostri cervelli, ma c'è dell'altro. Molto di ciò che ci rende umani comincia assai prima dei nostri cervelli, in quelli dei primi primati, e anche in mammiferi assai più primitivi che esistevano prima dei draghi. Il cervello permette alla nostra mente di funzionare, ma questo non vuol dire che la mente "non sia altro" che il nostro cervello. Esso permette di funzionare alla realtà mentale dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti enormemente ricca e complessa. Ma tutto ciò va molto al di là dei neuroni, alla stessa maniera in cui queste parole vanno al di là dei chip e dei programmi che mi permettono di scriverle.

Voi enfatizzate la flessibilità del cervello. Da quando la nostra specie ha iniziato la propria evoluzione siamo cambiati in maniera radicale. Cosa intendete con destra e sinistra darwiniana?
La destra vede il passato come un modello per quel che è giusto e corretto. La sinistra vede l'oppressione e la necessità di un cambiamento radicale. La questione riguarda non solo la politica ma il modo in cui comprendiamo il collegamento tra la nostra evoluzione, riflessa nei nostri geni, e cosa pensiamo sia in effetti l'uomo. La destra darwiniana ritiene che i geni e l'evoluzione abbiano un passato importante. Hanno una storia: apri i cervelli e scoprirai che le nostre menti sono composte di congegni evoluti. I corpi dopo tutto sono praticamente una collezione di congegni evoluti, magari le nostre menti non sono così diverse, suggerisce la destra darwiniana.

E quali sono gli argomenti della sinistra darwiniana?
Il problema è che è l'ideologia - non la scienza - che tiene in vita quel racconto. Oggi la scienza ci dimostra che le nostre menti non si sono evolute come dei congegni. Ci dimostra per esempio che nei giovani gli stimoli visivi possono essere diretti verso parti del cervello non selezionate per la vista. L'evoluzione ha reso disponibili gli strumenti per creare nuove funzioni: non un insieme prefissato di capacità, ma l'equivalente di un linguaggio che si programma e che può creare cose completamente nuove.

Non pensa che quella che voi chiamate destra darwiniana e il creazionismo condividono una stessa visione metafisica della natura umana?
Se sotto vari aspetti la destra paleolitica e il creazionismo sono radicalmente diversi, d'altra parte condividono l'errore di identificare la natura e le origini dell'uomo. Entrambe ritengono che la conoscenza delle nostre origini - che esse vengano rivelate dalla Genesi oppure dall'evoluzione - ci permette di determinare con chiarezza la nostra natura. Entrambi dicono che essa fu creata, anziché emersa da sorgenti diverse. Entrambi vogliono trovare una regola di ciò che dovremmo essere perché fummo "creati così": nell'un caso una cieca lettura della Bibbia e nell'altro una cieca insistenza che i geni e l'evoluzione spiegano ogni cosa.

Qual è il suo punto di vista?
Io ritengo che i geni e l'evoluzione siano potenti risorse di informazione ma non dovremmo abusarne e aspettarci che spieghino ciò che non possono spiegare. Le nostre origini sono più di una e i processi che ci hanno modellati in ciò che siamo sono molteplici. L'evoluzione racconta una storia importante, ma così fanno i sociologi e tutti quelli che studiano il ruolo della cultura. Nel caso di noi stessi, le nostre antiche origini genetiche sono più simili a una serie di chiavi che ci liberino dalla tutela dei geni piuttosto che al progetto di ciò che dobbiamo diventare.

Il progresso umano porta i geni dell'età della pietra verso un'era del cervello. Cosa succederà dopo?
Chi vive nel presente non riesce a capire quanto siamo ciechi. Ciascun momento delle nostre vite ci nasconde come i nostri cervelli siano in costante attività. I nostri pensieri, i sentimenti - ogni cosa che vediamo e azione che compiamo - nasconde una storia di neuroni al lavoro. E non ce ne accorgiamo - peggio, non ci rendiamo conto di non accorgercene - siamo doppiamente ciechi. Immaginate se ogni macchina fotografica, specchio, o videocamera - tutta la tecnologia che ci permette di riprendere un'immagine di come appariamo - scomparisse. Ci sentiremo privati della conoscenza basilare che ci deriva dalla possibilità di vedere un riflesso o una raffigurazione o una fotografia di noi stessi. Naturalmente non avremmo provato questa sensazione di privazione prima di conoscere questa tecnologia.

Quindi pensa che in futuro cambierà il nostro modo di utilizzare i cervelli?
Tra circa trent'anni, nel 2033 proveremo lo stesso nei confronti della "tecnologia cerebrale". Vivere i ritratti neurologici dei nostri cervelli mentre creano pensieri e sentimenti sarà quindi parte della nostra vita normale. Quando un bambino andrà a scuola riterremo normale che impieghi per esempio un'ora esercitandosi a produrre il migliore schema di attivazione affinché il cervello si impegni nella matematica, o nell'apprendimento della lingua. Ci aspetteremo che chi voglia raggiungere alte posizioni mostrerà lo schema di attivazione del cervello nel prendere decisioni che influiscono nella vita degli altri.

Può esemplificare questi nuovi metodi per imparare a incrementare le nostre abilità?
Immaginate di insegnare a suonare il piano a un bambino non potendo ascoltarlo né osservarlo: sarete solamente in grado di vedere la risposta del pubblico alla sua musica. L'insegnamento di oggi non è così diverso: nessun maestro può vedere in che modo il cervello apprende una capacità. Tutto ciò che possono seguire è qualcosa di molto lontano: una generica capacità di fare qualcosa. Prove recenti suggeriscono che le persone dislessiche falliscono in parte perché attivano i circuiti sbagliati del cervello: quando migliorano nella lettura lo fanno cominciando ad attivare le parti del cervello più adatte allo scopo. Le telecamere del cervello aiuteranno i dislessici a mettere al lavoro le parti migliori del cervello… e non solo loro. Probabilmente nel giro di trent'anni vedremo che in passato non siamo stati capaci di sfruttare molte possibilità perché da bambini non siamo stati in grado di attivare le parti del cervello più adatte ai vari compiti.

Riesce a immaginare questo futuro?
Il futuro dell'educazione sarà molto più simile all'attuale insegnamento della musica e dello sport. In entrambi l'abilità dipende dagli esercizi che, una volta appresi, danno l'opportunità agli studenti di acquisire la destrezza attraverso la spontaneità e la pratica. Un calciatore che non ha allenato il proprio corpo con la ginnastica non avrà la resistenza e i muscoli per giocare bene. Ma la forza muscolare non lo renderà un buon giocatore: qualità che deriva dalla stoffa personale. Lo stesso miscuglio di esercizio disciplinato e talento personale si verifica nella musica. Nel futuro, l'insegnamento separerà nettamente nel cervello gli esercizi che guidano abilità specifiche, che saranno lasciate sviluppare autonomamente agli allievi. Presentata in questo modo la BrainTech potrebbe sembrare un metodo di insegnamento più opprimente, ma in pratica potrebbe dare ai bambini molta più libertà di apprendere per conto proprio.
Tutti i diritti degli articoli della rassegna stampa di sironieditore.it di proprietà dei rispettivi autori/testate/siti.
Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

L'universo accidentale
di Alan Lightman
Galápagos
"L'idea fondamentale. Intervista a Fabio Toscano" di Carlo Silini, Corriere Ticino
"Il cervello geniale che valeva per due" di Giulia Villoresi, Il Venerdì di Repubblica
"Come funzionava la testa di Leonardo" di Giovanni Caprara, Sette, Corriere della sera

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