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Esce dall'ombra la Resistenza di don Luisito |
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Fulvio Panzeri, Avvenire, 25.10.2003 |
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Apparso in edizione privata negli anni '90, il romanzo rivisita in chiave religiosa le vicende della guerra |
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"Mi scriveva il 3 gennaio 1991, il mio vescovo, il milanese Enrico Assi che, giovanissimo prete, aveva conosciuto negli anni della Resistenza le prigioni fasciste e amava questo libro: "Non ho più notizie di La Messa dell'uomo disarmato. Non c'è un editore che estenda a tutta Italia la gioia e la serenità contenuta nel libro? Sarebbe un dono salutare all'Italia dei veleni"". Così scrive don Luisito Bianchi, l'autore del romanzo, cappellano presso l'Abbazia benedettina di Viboldone, nei suoi ringraziamenti e già indica la storia singolare di questo libro, scritto negli anni Settanta, rifiutato da molti editori e uscito in un'edizione autofinanziata da alcuni amici, tra il 1989 e il 1995. Ora finalmente il libro, da anni non più disponibile, trova un editore disposto a farlo circolare tra un pubblico più ampio.
È difficile raccontare la storia di un romanzo così complesso e articolato, che mette in evidenza una Resistenza intuita sul versante di un'ottica fortemente religiosa e cristiana. Molti sono i protagonisti di questa storia corale che si svolge nella Bassa Padana e attinge la sua materia narrativa al vero e all'esperienza della memoria, quella che si è depositata nel corpo e nell'anima di don Luisito Bianchi. Così questo romanzo diventa un atto di carità e di memoria, un inno religioso per onorare coloro che hanno versato il loro sangue per la libertà. Don Luisito infatti ritrova in questo la necessità che lo ha spinto a scrivere il libro: "Per anni ho dovuto perdonare a me stesso di non essere lì a combattere, di non essere morto come Rondine". Per anni quindi si chiede come poter onorare i suoi e i nostri morti. Nasce l'idea del romanzo, il racconto di quelle vicende e di quelle vite, per dire il suo "grazi"" alla Resistenza.
La vicenda inizia nella primavera del 1940, quando Franco lascia il monastero benedettino in cui è novizio, per tornare alla cascina dei propri genitori, deciso a fare il contadino. Nel romanzo è lui la voce narrante che racconta la vita alla Campanella, questo è il nome della cascina, negli anni in cui l'Italia entra in guerra. E il suo racconto lentamente si estende alle vicende dell'intero paese. Nel 1943, dopo l'8 settembre, avviene una svolta, con la scelta della Resistenza e il formarsi delle varie bande partigiane, con le storie di molti uomini che si chiamano Rondine o Lupo, Piero o Stalino, figure che emergono con grande potenza espressiva e forte spessore umano. E c'è il sostegno forte alle bande partigiane da parte del monastero benedettino che ha accolto Franco come Novizio e anche qui le figure di Dom Benedetto con tutti i suoi dubbi, ma anche con un forte senso della solidarietà e della fraternità e quella dell'Abate che rischia la vita per difendere i partigiani risaltano per una loro etica intensità. È solo un brevissimo sunto di un libro complesso che incarna il senso, non soltanto di una stagione emblematica, ma di tutta la necessità di riportare nei gesti quotidiani il richiamo evangelico alla pace. Un libro oggi attualissimo, unico anche nella sua costruzione così ampia, che riprende il tema della terra, lo scorrere delle stagioni che accolgono la dura lotta dell'uomo per difendere la sua dignità e il suo valore.
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