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Benvenuti nell'era del cervello |
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Marco Motta, La lente di Galileo: Approfondimenti sul Festival, 23.10.2003 |
www.festivalscienza.it |
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Un'odissea che non è ancora giunta a Itaca. Protagonista la mente umana nel suo straordinario e ancora non del tutto compreso cammino evolutivo. A guidarci in quest'avvincente racconto sono John Skoyles e Dorion Sagan, autori de "Il drago nello specchio. L'evoluzione dell'intelligenza umana dal Big Bang al terzo Millennio" edito da Sironi. Un ideale seguito del classico libro di Carl Sagan, di cui Dorion è figlio, "I draghi dell'Eden", che però può avvantaggiarsi di 25 anni di ricerche nel campo delle neuroscienze. Che non sono pochi in questo settore: dal 1977 a oggi, infatti, le tecniche che consentono di visualizzare il cervello in attività e di comprenderne sempre meglio il funzionamento si sono enormemente sviluppate.
Il cervello umano è il risultato di milioni di anni di evoluzione, di cui porta ancora in sé le tracce più remote. L'attività cerebrale dei dinosauri che circa 65 milioni di anni fa si estinsero lasciando campo libero ai mammiferi è in qualche modo ancora presente in noi: le fasi del sonno Rem, per esempio, sembrano essere un'eredità del sonno rettile. Ma quello che sarebbe divenuto il cervello umano ha beneficiato nel corso del tempo della crescita di alcune parti, come la corteccia cerebrale, e del rimodellamento di quelle più antiche. Fino a giungere, attorno a 120.000 anni fa, ai primi esseri biologicamente simili a noi, i "fondatori" della specie Homo sapiens sapiens: da allora il patrimonio genetico e la struttura cerebrale sono rimasti sostanzialmente invariati. Cos'è accaduto dunque in quest'ultimo lasso di tempo? Qual è stato il valore aggiunto che ha condotto dai primi sapiens a quelli che oggi vivono sulla Terra?
È "l'eredità extrasomatica", come l'aveva chiamata Carl Sagan, o "mindware" come preferiscono rinominarla i due autori in analogia ai termini informatici: il software della mente che comprende il pensiero, il linguaggio, la scrittura, l'utilizzo delle tecnologie. Insomma, tutto ciò che fa degli esseri umani la prima specie culturale. E così si comprende come la storia dell'intelligenza umana, e così pure il suo futuro, vada oltre i geni.
Ma se vogliamo capire cosa ha permesso questo salto di qualità dell'evoluzione biologica, dobbiamo volgere lo sguardo di nuovo verso il cervello. Due sono i grandi protagonisti del ricco affresco che Skoyles, fellow al Centre for the Philosophy of Natural and Social Science della London School of Economics, e Sagan ci offrono: la corteccia prefrontale e la plasticità neurale. Quest'ultima è un'acquisizione recente, che ha aperto gli occhi degli scienziati sulla grande variabilità della "geografia cerebrale": il cervello ha infatti una grande capacità di modificare le mappe neurali che controllano le varie parti del nostro corpo, per adattarsi a ciò che accade all'organismo. Ciò gli consente di esibire una grande flessibilità nei primi dieci anni di vita e di mantenere una capacità decisiva di cambiamento lungo tutto il corso dell'esistenza, in modo da minimizzare - per esempio - l'impatto delle lesioni. Questa proprietà del cervello è sottesa a tutte le facoltà decisive, dalla visione alla memoria, ma rimane
solo in potenza se non vi è chi la liberi: la corteccia prefrontale, che costituisce circa il 30% della materia grigia, una sorta di maestro d'orchestra che presiede all'attività cerebrale. Essa gioca un ruolo decisivo per la vita umana: libera gli individui dal vincolo del contingente e aumenta la loro autonomia rispetto al mondo esterno.
Oltre a guidare il lettore nel dedalo ancora per molti aspetti inesplorato delle capacità cerebrali, Skoyles e Sagan conducono un'analisi della nascita dei legami sociali a partire dai primati. Emerge così il ruolo giocato da quello che i primatologi chiamano fissione-fusione (suddivisione in sottogruppi a composizione variabile nell'ambito di una vita comunitaria più ampia) nel plasmare il cervello umano. Fino a giungere alla genesi del pensiero simbolico, in un confronto a distanza tra Lucy, la nostra celebre progenitrice e Kanzi, uno scimpanzé grazie al quale i primatologi hanno potuto comprendere molto dell'apprendimento linguistico.
E ora cosa ci attende? Nuove tecnologie per vedere il cervello fin nei suoi più remoti anfratti che ci consentiranno di giungere al "braintech", lo strumento che potrà espandere le nostre capacità e agire sul cervello come abbiamo finora fatto per gli altri organi. Siamo insomma alle soglie dell' "Età del Cervello": Skoyles e Sagan intravedono una positiva rivoluzione all'orizzonte, interrogandosi sulle possibili alternative: "neuroinferno o neuroparadiso?" |
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