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Silvio Bernelli, un ragazzo nel mucchio, si mette alla prova come scrittore!
Annarita Briganti, King Lear Officina Avanguardie, 31.07.2003
Da L’ultimo bacio: a ciò che siamo stati, a ciò che saremo, a ciò che non saremo (da gridare in gruppo in coro prima di buttarsi dal ponte possibilmente con l’elastico). A pagina 173 di I ragazzi del Mucchio, Silvio Bernelli, Sironi, e non importa cosa sia il Mucchio e cosa racconti Bernelli e chi sia Bernelli, quelli del Mucchio camminano su un pontile di legno, dalla spiaggia bianca di San Diego piena di gabbiani vanno verso l'oceano, fino alla balaustra di legno. Quelli del Mucchio si schiacciano sulla balaustra, ma non possono superarla, c'è l'oceano. Tutto inizia a Torino, anni settanta e ottanta, un gruppo di giovani non sogna Fiat ma gloria, successo, femmine pronte a spogliarsi, qualche canna che non fa mai male. Bernelli, per sua dichiarazione iniziale, è proprio l’io narrante, e pazienza se con quella dichiarazione e con la dedica ai ragazzi del Mucchio abbia ridotto la magia del dubbio, perché di storie come quella del Mucchio non è che ce ne siano tante in giro, nella realtà. Bernelli è un ragazzino piemontese che ascolta punk rock, quando in Italia il punk rock era un fenomeno quasi clandestino, mentre siamo stati condannati a sorbirci tutti i dettagli di altri movimenti paninareggianti, scontati (l’ho capito il giorno, non così lontano, in cui ho buttato la borsa naj oleari verde smeraldo e blu acceso). Se Bernelli si fosse limitato ad ascoltare musica strana niente sarebbe cambiato nella scena musicale italiana, nella sua vita, nella vita di quelli del Mucchio ma è il regalo di una costosa chitarra, estorta a genitori molto aperti per allora, a dare inizio all’avventura. Può un diciassettenne piemontese racimolare altri diciassettenni e creare una band competitiva a livello internazionale nel settore musicale del punk rock, pare di si, a sentire la storia di Bernelli e dei suoi amici. Quello che segue è un percorso trovato tante volte nelle parole dei divi, prove in cantine buie (e la cantina buia dove noi respiravamo piano, dice niente?), difficoltà economiche normali se non si studia e lavora perché c’è solo la musica, competizione tra band, c’è un momento nel libro in cui al lettore sembreranno la stessa cosa i Declino i Negazione e gli Indigesti, c’è un momento nella storia, il più bello, in cui i Declino i Negazione e gli Indigesti saranno veramente la stessa cosa, scambiandosi batteristi e panini, pulmini da tournée e tavolette di cioccolata, donne straniere, fate del Nord e senoritas, e ragazzine torinesi troppo indietro. La musica cresce, i prodotti artigianali non per niente made in Italy, al sapore della birra del pub dove il Mucchio fa mucchio, arrivano a insidiare i primati americani, tutti muscoli e tecnologia. Le persone crescono, non sempre nelle stesse direzioni. Quello che segue è un percorso vissuto direttamente, ognuno si fa seghe mentali di aspettative e sogni, e si lascia segare da quelle seghe. Nel bailamme di batteristi e cantanti che vanno e vengono, di dischi autoprodotti e concerti metaforicamente non fatti, ogni pezzo di Mucchio attraversa fasi e prende strade. Alcune fasi passano, e è meglio per tutti, alcune strade curvano e riportano a casa, altre fasi travolgono e le strade curvano ma nella direzione più strana. Su Bernelli il bailamme scivola, chi lascia il Mucchio è sostituito e perdonato, la ragazzina che lo abbandona è perdonata, anche se lo abbandona dopo che lui si è rotto l’impossibile cadendo dal motorino e rischia l’impossibile, anche di non potere muovere la mano per suonare, le fate del Nord e le senoritas cedono ad altre fate. Anche la musica sembra scivolargli addosso, dopo esperimenti, successi esagerati, energie esagerate, giorni di scuola chiusi a suonare. La storia del Mucchio, che non si conclude a pagina 173, prosegue dopo quella balaustra ma a segno inverso, toccato l’oceano si torna tutti a casa, chi a fare lavori routinari e a sposare donne che riscaldano, chi a dimenticare il Mucchio, chi a non dimenticare il Mucchio, al punto da passarci quattro anni sui ricordi, al punto da dedicargli quattro anni di scrittura. Le pagine dell’io narrante immobilizzato a casa dopo l’incidente, mentre non sa se raggiungerà il Mucchio che aveva appena iniziato ad essere il Mucchio, potrebbero valere i tot euro del libro, e anche qualcosa in più. Poi ha davvero così importanza stabilire se Bernelli sia un bravo chitarrista punk rock, un bravo scrittore, un bravo pubblicitario, il suo mestiere reale, e niente di tutto questo, solo uno che vuole quello che vogliamo tutti, fama e femmine che si spogliano.
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

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