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Silvio Bernelli, I ragazzi del mucchio |
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Carlo Bordone, Il Mucchio, 24.06.2003 |
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Non fatevi trarre in inganno dal titolo. Questo libro non parla del giornale che state leggendo e non è la storia di Max Stefani. Racconta invece di altri ragazzi, di un altro mucchio selvaggio. Anche loro cocciuti e sognatori, appassionati e tenaci, confusamente maledetti ma anche, sempre, meladettamente innocenti.
Proprio come doveva essere il nostro beneamato direttore, e come lui migliaia di altri giovani di quei primi anni '80. We're desperate, cantavano gli X allora. Se c'è però una cosa che non manca ai protagonisti di questa storia è proprio la speranza. Quella di inventarsi una vita diversa, controcorrente rispetto al riflusso edonista che in quel periodo incominciava a spianare i castelli di sabbia costruiti negli anni precedenti. Per inseguire il proprio sogno, ad alcuni era sufficiente suonare una musica veloce e compressa, figlia del punk e ultima espressione artistica genuinamente contro della gioventù bianca americana.
Quella musica era l'hardcore, un genere che qui da noi trovò un terreno fertilissimo, grazie anche a gruppi come gli Indigesti, i Negazione e Il Declino, di cui questo libro narra le vicende. Lo fa attraverso i ricordi e il punto di vista personale di uno di loro, il bassista degli Indigesti Silvio Bernelli, oggi copywriter e qui all'esordio come romanziere. Sì, perché di romanzo si tratta. Non una cronistoria dettagliata della via dei gruppi in questione, né tantomeno un excursus storico sulla stagione dell'hardcore italiano. Piuttosto, una madeleine elettrica fatta di episodi, volti, concerti, amori, furgoni, scontri tra anarchici e polizia in qualche città tedesca e strade ghiacciate nel pieno dell'inverno olandese.
Bernelli racconta tutto ciò con uno stile rigoroso elive allo stesso tempo, imbastendo con mano felice un montaggio di flash a volte divertenti e più spesso struggenti. I ragazzi del mucchio - la definizione che loro stessi si diedero, affascinati dall'ultima scena dell'omonimo film di Peckinpah - appaiono con i loro veri nomi in situazioni tutte relmente accadute, ma sembrano davvero personaggi di un film. Una di quelle pellicole che parlano di amicizia e passioni condivise. Un po' Mercoledì da leoni, un po' Quasi famosi e un po' Fandango. Un film girato però a Torino, vent'anni fa. Chiunque sia stato in una band, o abbia sognato di farne parte, vi ritroverà un po' di se stesso. |
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