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I ragazzi del mucchio |
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Orlando Furioso, Fumetti di Carta, 01.07.2003 |
Fumetti di Carta |
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Ho cominciato a leggere il libro di Silvio Bernelli questa mattina.
Capita sempre così: tra l’inizio e la fine di qualcosa che mi coinvolge non ci dev’essere soluzione di continuità, quasi che un distacco – anche momentaneo – causasse la perdita di emozioni che mi voglio tenere strette il più a lungo possibile. E’ stata molto gentile la mia collega d’ufficio, si è sobbarcata una parte del mio lavoro per permettermi di continuare a leggere di nascosto I Ragazzi del Mucchio; persino lei, che così poco mi conosce, ha compreso quanto la lettura del romanzo fosse importante per me, oggi. Non c’è stato tempo per altro. Neppure per i nuovi fumetti che giacciono sul comodino. Una domanda mi ha assillato un po’ all’inizio della lettura e cioè se l’interesse così forte che ho provato per questo romanzo fosse determinato principalmente dal fatto che Silvio è stato una persona importante per una parte della mia vita e che il libro racconta cose che in parte ho vissuto anch’io. E’ un dubbio che si è dissolto proseguendo nella lettura. I Ragazzi del Mucchio è infatti un romanzo per chi c’era, ma anche e soprattutto per chi non c’era; e ancora: l’autobiografismo non deve assolutamente far pensare a una sorta di nostalgico “caro diario”, ché qui ci troviamo sì di fronte a vera realtà romanzata, ma che va letta e sentita come una Storia, compiuta, definita. La scrittura di Silvio è veloce, concreta ma emozionante, coinvolgente, elegante. Non è stato solo l’interesse per cose vissute nè il fatto di essere personalmente citato nel romanzo che ha provocato la mia dedizione completa a questo libro per tutto il giorno, no: è stato il fascino per la storia raccontata. Sono stato, oggi, solo un lettore, un sognatore, niente di più, ma soprattutto nulla di meno. Ho visitato luoghi che non conosco, pogato in punk club della West Coast, ascoltato musiche distorte e perfetti stacchi hardcore, sentito il freddo delle autostrade olandesi d’inverno e odiato la polizia tedesca, un paio di volte mi sono persino quasi-innamorato di Fate Nordiche dagli occhi chiari e ho sentito il desiderio di essere vicino a persone che non ho mai conosciuto nè conoscerò mai. Insisto moltissimo su questo punto: il romanzo di Silvio Bernelli racconta appassionatamente una storia di ragazzi, di amicizia, di musica e di amori, ma NON è un pamphlet per ex-addetti-ai-lavori, non è il resoconto del movimento punk italiano degli anni ’80 nè un’autocompiacente raccolta di emozioni passate; è un bel romanzo e bisogna comprarselo, farselo regalare, rubarlo -quello che si vuole- ma bisogna leggerlo. Se si hanno
meno di 25 anni bisogna leggerlo magari due volte... Perchè I Ragazzi del Mucchio è un romanzo che può anche fornire chiavi di lettura per mantenere e far crescere speranze e progetti, mostrando come un gruppo di ragazzi nati e cresciuti in una città universalmente nota come “grigia” (la Matrigna Torino, come l’ha definita Silvio alcune sere fa durante una presentazione del libro) si sono costruiti un pezzo di vita e di libertà prendendo come spunto di partenza nient’altro che se stessi, i propri desideri e i propri sogni, le proprie speranze e hanno lavorato molto, molto duramente. I ragazzi -ormai uomini- erano i componenti delle punk bands Declino, Negazione e Indigesti (e alcuni loro amici), tre magnifiche realtà umane, molto prima che musicali, che in giro per l’Europa e gli U.S.A., hanno segnato per sempre le menti e i corpi di migliaia e migliaia di adolescenti e post-adolescenti tra gli anni ’80 e i primi anni ’90 proponendo un hardcore punk compatto e trascinante, con un altissimo livello tecnico (nulla da invidiare alle più celebrate hardcore bands americane, anzi!) e dei testi, sia in italiano che in inglese, improntati alla più autentica sincerità di vita, talvolta vere e proprie poesie in musica (punk). Silvio Bernelli -che del Declino prima e degli Indigesti poi è stato superbo bassista e compositore (e con il quale ho avuto il piacere e l’onore di suonare anch’io)- condivide col lettore emozioni e sogni e litigi e successi e fallimenti, in un clima che diventa sempre più intimo e coinvolgente; le sue descrizioni, pricipalmente quelle riguardanti situazioni umane, ma anche le descrizioni di luoghi, concerti, viaggi, sfighe varie ecc., attraggono e affascinano rendendo il prosieguo della lettura sempre più profondo.
Un ottimo romanzo d’esordio per un Autore che speriamo di leggere ancora presto perchè c’è bisogno di romanzi così.
“Nel West, quando la leggenda incontra la realtà, vince la leggenda.”
(L’uomo che uccise Liberty Valance – John Ford) |
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