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Così ti ricordi di me
Stefania Scabari, Inchiostro, 01.06.2003
Per la sua ambientazione italiana, "Cosi ti ricordi di me" merita a pieno titolo un posto nella collezione "Indicativo presente" della Sironi. Giulio Mozzi, che ne è il curatore, fin dall'inizio si è infatti proposto di creare una raccolta di libri che raccontassero il nostro Paese attraverso il suo immaginario collettivo. Il modo con il quale, però, Nicola Gardini si fa carico di assolvere questo compito appare alla fine deludente. Forse anche perché, leggendo le note biografiche dell'autore, si scopre che ha vissuto a lungo a New York, che attualmente insegna letteratura comparata a Palermo, che ha all'attivo numerosi saggi letterari e che è condirettore del prestigioso mensile "Poesia". Un curriculum eccellente, insomma, tale da far sorgere molte aspettative su questo romanzo d'esordio.
Gardini sceglie gli anni '70 e racconta la storia di Oreste, un bambino americano di sette anni che la madre, abbandonata da poco dal marito, porta per la prima volta in Italia dalla famiglia d'origine, in un arretrato paesello del Meridione. L'esperienza estiva di Oreste, tra il bigottismo e il sudiciume della nonna, l'affetto e le cure comunque inadeguate della zia e l'avvenenza e la perfidia della giovane cugina, assume ben presto connotati traumatici, che portano il bambino a prendere coscienza della solitudine e dell'ambiguità che governano l'esistenza degli adulti.
Anche volendo ignorare il fatto che soggetto e trama non brillano certo per interesse e originalità, il romanzo presenta molti punti deboli. Innanzitutto la prosa, imbevuta di dialettalismi ed anglicismi che finiscono con il rallentare il ritmo e infastidire il lettore. In secondo luogo la mancanza di coerenza nella costruzione dei personaggi, che risultano avere profili psicologici del tutto sconnessi, incongruenti e contraddittori. Infine, un ricorso troppo frequente a immagini consunte e luoghi comuni, che trasmettono al lettore una spiacevole sensazione di déja' vu.
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