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Nuova Collana di narrativa: Indicativo presente |
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Annamaria Manna, SuperEva.it, 30.04.2002 |
Le guide di superEva |
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Il 30 aprile 2002 saranno in libreria i primi quattro titoli di "Indicativo presente" una collana di narrativa e di saggistica curata dal talent scout, scrittore e conduttore di corsi di scrittura creativa Giulio Mozzi per la casa editrice Sironi. |
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Sironi Editore è un marchio editoriale di proprietà della casa editrice Alpha Test, attiva dal 1993 nel campo della manualistica scolastica e tecnico-professionale. Ora la collana proporrà non solo romanzi e racconti, ma anche diari, reportage, dialoghi, pamphlet, pièce teatrali, memorie.
Sironi Editore è un marchio editoriale di proprietà della casa editrice Alpha Test, attiva dal 1993 nel campo della manualistica scolastica e tecnico-professionale. Ora la collana proporrà non solo romanzi e racconti, ma anche diari, reportage, dialoghi, pamphlet, pièce teatrali, memorie.
I primi quattro titoli della collana sono:
§ Pubblico/Privato 0.1, di Giuseppe Caliceti, condensato di un diario on line tenuto da Caliceti sul portale Emilianet;
§ Dialogo sull’amore?, di Paolo Nelli, romanzo-dialogo sulle questioni dell’amore vissute da una donna trentenne;
§ Dopoguerra, di Guido Barbujani, giallo ambientato nell’immediato dopoguerra nel delta del Po;
§ Piramidi, di Elio Paoloni, storia nel mondo del multilevel marketing italiano.
In seguito: Vitaliano Trevisan, Livio Romano, Laura Pugno, Umberto Casadei e altri ancora.
Ecco cosa dice, anzi dichiara solennemente Giulio Mozzi di questa iniziativa:
L’Italia fa storie
Vogliamo fare una collana di libri che raccontino l’Italia com’è. Perché l’Italia è la nostra patria e i suoi destini ci stanno a cuore.
Vogliamo fare una collana di libri che siano letteratura, senza essere necessariamente fiction. Perché ci pare che a forza di identificare la letteratura con la fiction, finiremo col confonderla con l’entertainment. Soprattutto non vogliamo fare infotainment, ecco.
Vogliamo fare una collana di libri che contengano un’istanza realistica. Non vogliamo fare, peraltro, una collana di romanzi ottocenteschi. A chi dubita che si possa credere ancora, dopo il Novecento, a una letteratura che racconta realisticamente il mondo, diciamo: «Facciamo tentativi e approssimazioni».
Vogliamo fare una collana di libri che raccontino le immaginazioni dell’Italia. Perché ciò che siamo è in buona parte ciò che ci immaginiamo di essere. Anche questa è un’istanza realistica.
Ci interessano le immaginazioni di donne e di uomini, non le immagini dei mezzi di comunicazione di massa. Loro, un’istanza realistica non ce l’hanno.
Ci interessano le storie del presente e del passato prossimo: soprattutto quel presente e quel passato prossimo che appaiano, siano, ancora incertamente conosciuti e non risolti.
Ci interessano storie di passioni, non ci interessano le storie di sentimenti.
Vogliamo fare una collana di libri che facciano esperimenti di forma e di lingua. Non vogliamo fare libri iperletterari. Non vogliamo nemmeno fare libri ingenui. Non vogliamo fare libri incomprensibili. Non vogliamo nemmeno fare libri melensamente facili.
Vogliamo fare dei libri che servano a qualcosa. Che siano utili. Che non si buttino via dopo l’uso.
Vogliamo fare dei libri che siano belli.
Vogliamo fare dei libri impuri, nei quali la bellezza sia messa a rischio e repentaglio.
Si legge per tre ragioni: per passare il tempo, per imparare qualcosa, per elevarsi spiritualmente grazie alla contemplazione della bellezza.
La prima cosa va da sé, la seconda ci interessa molto, quanto alla terza incrociamo le dita: è una scommessa.
Abbiamo scelto di vestire i nostri libri con le fotografie di Guido Guidi perché le fotografie di Guido Guidi raccontano l’Italia com’è, contengono un’istanza realistica, sono molto belle. Guardandole si passa il tempo, si impara qualcosa, ci si eleva spiritualmente grazie alla loro bellezza.
La collana si chiama «indicativo presente» perché vogliamo che i nostri libri indichino ai lettori l’Italia presente. Come quando siamo in una città che non è la nostra, e l’amico che ci ospita ci conduce nella passeggiata, indicandoci questo e quello, luoghi e cose, mescolando la storia della città e la sua storia personale: «Qui Garibaldi smontò da cavallo», ci dice, «e qui invece diedi il primo bacio a Giovanna; questa è la chiesa del trecento, con notevoli affreschi, e dove ora c’è questa gioielleria fino all’altr’anno riparavano ombrelli».
Vogliamo fare una collana di libri profetici. E chiamiamo profeti, naturalmente, non coloro che pretendono di vedere il futuro – quelli li chiamiamo impostori – ma coloro che vedono il presente.
Io, giulio mozzi, sono molto lieto di questa impresa. Sono contento che sia stata avviata alla svelta: un anno di lavoro in tutto; ma la fretta, oggidì, è ragionevole. C’è urgenza, accidenti, c’è urgenza. Prima che il nostro presente, e con lui tutto il resto, ci venga spogliato di dosso. La letteratura servirà pure a qualcosa.
I primi quattro titoli della collana sono:
Pubblico/Privato 0.1, di Giuseppe Caliceti, condensato di un diario on line tenuto da Caliceti sul portale Emilianet;
Dialogo sull’amore?, di Paolo Nelli, romanzo-dialogo sulle questioni dell’amore vissute da una donna trentenne;
Dopoguerra, di Guido Barbujani, giallo ambientato nell’immediato dopoguerra nel delta del Po;
Piramidi, di Elio Paoloni, storia nel mondo del multilevel marketing italiano.
In seguito: Vitaliano Trevisan, Livio Romano, Laura Pugno, Umberto Casadei e altri ancora.
Ecco cosa dice, anzi dichiara solennemente Giulio Mozzi di questa iniziativa:
L’Italia fa storie
Vogliamo fare una collana di libri che raccontino l’Italia com’è. Perché l’Italia è la nostra patria e i suoi destini ci stanno a cuore.
Vogliamo fare una collana di libri che siano letteratura, senza essere necessariamente fiction. Perché ci pare che a forza di identificare la letteratura con la fiction, finiremo col confonderla con l’entertainment. Soprattutto non vogliamo fare infotainment, ecco.
Vogliamo fare una collana di libri che contengano un’istanza realistica. Non vogliamo fare, peraltro, una collana di romanzi ottocenteschi. A chi dubita che si possa credere ancora, dopo il Novecento, a una letteratura che racconta realisticamente il mondo, diciamo: «Facciamo tentativi e approssimazioni».
Vogliamo fare una collana di libri che raccontino le immaginazioni dell’Italia. Perché ciò che siamo è in buona parte ciò che ci immaginiamo di essere. Anche questa è un’istanza realistica.
Ci interessano le immaginazioni di donne e di uomini, non le immagini dei mezzi di comunicazione di massa. Loro, un’istanza realistica non ce l’hanno.
Ci interessano le storie del presente e del passato prossimo: soprattutto quel presente e quel passato prossimo che appaiano, siano, ancora incertamente conosciuti e non risolti.
Ci interessano storie di passioni, non ci interessano le storie di sentimenti.
Vogliamo fare una collana di libri che facciano esperimenti di forma e di lingua. Non vogliamo fare libri iperletterari. Non vogliamo nemmeno fare libri ingenui. Non vogliamo fare libri incomprensibili. Non vogliamo nemmeno fare libri melensamente facili.
Vogliamo fare dei libri che servano a qualcosa. Che siano utili. Che non si buttino via dopo l’uso.
Vogliamo fare dei libri che siano belli.
Vogliamo fare dei libri impuri, nei quali la bellezza sia messa a rischio e repentaglio.
Si legge per tre ragioni: per passare il tempo, per imparare qualcosa, per elevarsi spiritualmente grazie alla contemplazione della bellezza.
La prima cosa va da sé, la seconda ci interessa molto, quanto alla terza incrociamo le dita: è una scommessa.
Abbiamo scelto di vestire i nostri libri con le fotografie di Guido Guidi perché le fotografie di Guido Guidi raccontano l’Italia com’è, contengono un’istanza realistica, sono molto belle. Guardandole si passa il tempo, si impara qualcosa, ci si eleva spiritualmente grazie alla loro bellezza.
La collana si chiama «indicativo presente» perché vogliamo che i nostri libri indichino ai lettori l’Italia presente. Come quando siamo in una città che non è la nostra, e l’amico che ci ospita ci conduce nella passeggiata, indicandoci questo e quello, luoghi e cose, mescolando la storia della città e la sua storia personale: «Qui Garibaldi smontò da cavallo», ci dice, «e qui invece diedi il primo bacio a Giovanna; questa è la chiesa del trecento, con notevoli affreschi, e dove ora c’è questa gioielleria fino all’altr’anno riparavano ombrelli».
Vogliamo fare una collana di libri profetici. E chiamiamo profeti, naturalmente, non coloro che pretendono di vedere il futuro – quelli li chiamiamo impostori – ma coloro che vedono il presente.
Io, giulio mozzi, sono molto lieto di questa impresa. Sono contento che sia stata avviata alla svelta: un anno di lavoro in tutto; ma la fretta, oggidì, è ragionevole. C’è urgenza, accidenti, c’è urgenza. Prima che il nostro presente, e con lui tutto il resto, ci venga spogliato di dosso. La letteratura servirà pure a qualcosa. |
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