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Il libro del mese |
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Fabio Casadei Turroni, Clubclassic.net, 06.05.2003 |
Clubclassic.net |
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Conoscevo Nicola Gardini come curatore dell'ottima antologia di poesia omosessuale Il senso del desiderio, Crocetti Editore, ma una cosa è scrivere su parole di terzi, un'altra, molto diversa, è esporsi in prima persona, e scrivere un romanzo. Ci vuole del fegato. E tanto narcisismo. M'aspettavo, data l'eccellenza culturale dell'autore, giovanissimo professore di letteratura comparata, di leggere un tomo farcito di citazioni e rimandi ad altri, e invece…
Caro Nicola, il tuo "Così ti ricordi di me" è stato una sorpresa graditissima: ben costruito, scorrevole ed efficace. La tua scrittura alterna il tuo dialetto molisano ed l'italiano in maniera molto elegante. Quanti anni hai?
38, appena compiuti
È il tuo primo romanzo?
È il primo romanzo che pubblico. Il primo lo scrissi tra i ventitré e i ventiquattro anni. È rimasto nel cassetto. L’ho riletto di recente. La storia tiene. Va riscritto.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere "Così ti ricordi di me"?
Circa un anno, il 1994. L’ho riscritto interamente in sei mesi, l’anno scorso.
Perché hai usato la terza persona, invece della prima?
La prima persona non si sarebbe accordata al punto di vista del libro - quello d'un bambino di sette anni, contemporaneo all'esperienza delle cose narrate. La prima persona avrebbe comportato un racconto post factum, a cose finite, quindi una rielaborazione razionale, da adulto ... che non volevo. A me interessava la "verginita'" della visione, l'immediatezza dell'esperienza ... Questa potevo comunicarla solo da un punto di vista infantile, cioè in terza persona.
Oltre a scrivere saggi ed articoli su diverse letterature, tu scrivi anche poesie. In che modo la tua attività di poeta t'ha influenzato nella scrittura in prosa?
Attraverso l’osservazione della vita altrui, cosa che ho fatto soprattutto nelle poesie degli ultimi anni (ancora inedite). Ho imparato a comporre in modo nuovo, facendo confluire nel testo voci diverse, luoghi diversi, in un’apparente confusione di piani spazio-temporali (mi ha molto influenzato la poesia americana, e in particolare quella di John Ashbery). Il romanzo, come genere, alla fine è proprio questo. Sono ritornato al mio romanzo del 1994 e l’ho proposto alla pubblicazione. La poesia, adesso lo vedo, mi ha insegnato a “far vedere le cose”, a non dire e basta, ma a rappresentare, attraverso il dettaglio e il primo piano.
Quali sono i tuoi autori preferiti, quelli che senti più vicini?
I miei gusti continuano a cambiare. Però si mantengono senz’altro fedeli ad alcuni nomi: Cristopher Isherwood, Philip Roth tra i contemporanei; Ovidio, Virgilio, Tacito, tra i classici antichi; Flaubert, Dickens, Woolf tra i classici moderni. Poi ci sono i poeti. Questi non si contano. Soprattutto gli americani. Lasciami nominare almeno la Dickinson, che ho tradotto, e quelli che ho incluso nell’antologia di poeti gay che ho curato per Crocetti, Il senso del desiderio.
Tu sei molisano. Il bambino protagonista del romanzo è nato negli USA ma viene scodellato dalla madre in Molise, luogo d'origine della famiglia. Quanto c’è d'autobiografico nel bambino protagonista del romanzo?
Direi tutto. La storia è inventata, ma le vicende, le situazioni no. Quel mondo è il mio mondo infantile. Anche i personaggi ricordano qualcosa delle persone reali.
Indovinate, cari lettori, qual è la cantante adorata dal bimbo statunitense….
Mina m'ha insegnato moltissimo. Dovrei metterla tra i poeti e gli scrittori da cui ho imparato qualcosa. Lei m'ha insegnato il gusto del manierismo, la bellezza del vuoto, la varietà … Per anni ho voluto scrivere un poema burlesco su di lei. Finora mi sono limitato a metterla in questo romanzo. È la voce della verità, cioè del sesso, pur sotto tutti i camuffamenti clowneschi del personaggio televisivo.
M'è rimasta l'impressione d'una scrittura sagace e pensata. Hai modificato molto in sede di editing?
Come ti ho detto ho riscritto interamente il testo, per renderlo più “narrativo”. Ho eliminato molto dialetto, che nella prima stesura predominava. Ho aumentato i dialoghi e ho reso uniforme il punto di vista del bambino protagonista, Oreste, ispirandomi a Un uomo solo di Cristopher Isherwood. Così facendo ho dovuto “abbassare” lo stile. Qualcuno parla di minimalismo. Il minimalismo, se qui c’è, è un punto d’arrivo, non di partenza. Io direi che è un barocco neoclassicizzato. Oreste vede tutto come i bambini: la complessità in forma geometrica. Figuriamoci il sesso …
Infatti la prima esperienza sessuale d'Oreste mi pare traumatica… A quando il prossimo libro?
All’anno prossimo, credo. Ci sto lavorando sodo. È un’altra cosa …
Tu che sei nato in Molise, vivi a Milano ed insegni letteratura comparata a Palermo, oltre ad esser ubiquo, ti senti più molisano, milanese o palermitano?
Milanese. Togli il palermitano. Con Palermo non c’entro niente. Ci vado solo per lavoro, da qualche anno. Insegno teoria della letteratura all’università. La mia vera città è New York, dove ho vissuto continuativamente per molti anni e dove continuo a passare qualche mese ogni anno.
Secondo te, quali sono gli autori gay italiani più importanti?
Non saprei risponderti… Forse due etero: il Soldati della Confessione e il Moravia di Agostino. Dimenticavo il Pasolini di Atti impuri e di Amado mio e il Saba di Ernesto… Tondelli è grande solo nel Week end postmoderno… Il re degli autori gay è Gadda – che però non mi risulta abbia mai scritto cose scopertamente gay… Tra i vivi c’è tutta una schiera di giovani scrittori gay… Riparliamone tra qualche anno.
La risposta non è scontata, soprattutto per il ridimensionamento di Tondelli, che è un autore su cui tanti giovani scrittori gay non transigono, un Modello a cui guardare con Reverenza Militante.
Ok Nicola, ma come te la passi a Milano? Qua a Bologna tutto scorre tranquillo, e da te? Ma che Milano! Sono a New York!…
Beato lui! |
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